Khamenei fa un dispetto ad Ahmadinejad
Ieri si era dimesso il ministro dell'intelligence, ma la Guida Suprema lo ha rimesso al suo posto
La giornata di ieri ha confermato le tensioni – note ormai da anni – tra il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e l’ayatollah Khamenei, massima autorità religiosa del paese.
Il ministro dell’intelligence, Heidar Moslehi, aveva infatti annunciato le sue dimissioni, e molti avevano interpretato la decisione come una presa di responsabilità per il fallimento nell’impedire che il virus informatico Stuxnet colpisse il programma nucleare e nel contenere le manifestazioni di protesta che si sono tenute a Teheran negli scorsi mesi. Una piccola vittoria di Ahmadinejad, che confermava così la sua autorità sull’esecutivo. L’agenzia di stampa di Stato aveva già diffuso la notizia delle dimissioni di Moslehi quando l’ayatollah Khamenei, che tradizionalmente ha l’ultima parola sugli incarichi di governo, si è opposto, ha respinto le dimissioni e ha rimesso Moslehi al suo posto.
La decisione si può leggere nel quadro della campagna elettorale in vista delle prossime elezioni parlamentari, previste per il marzo del 2012, ma anche nel quadro di un più ampio e noto conflitto tra l’ala religiosa del regime, facente capo ovviamente a Khamenei, e quella militare, facente riferimento ad Ahmadinejad. Dalle proteste seguite alle elezioni del 2009, infatti, l’influenza istituzionale delle forze moderate nella politica iraniana si è ridotta quasi allo zero, e molti ayatollah sembrano essere convinti della necessità di contenere Ahmadinejad per evitare l’esplosione di un nuovo conflitto. I primi indizi di una spaccatura tra Khamenei e Ahmadinejad risalgono proprio al 2009, quando la Guida Suprema costrinse il presidente a sollevare dall’incarico il suo vicepresidente, che era anche un suo parente acquisito.
foto: JOSEPH EID/AFP/Getty Images