Come si sceglie l’arcivescovo di Milano
Andrea Tornielli sulla Stampa spiega perché il Papa vuole scegliere il successore di Tettamanzi con una procedura diversa dal solito
Il cardinale Dionigi Tettamanzi sarà arcivescovo di Milano ancora per poco e Joseph Ratzinger avrebbe intenzione di scegliere il suo successore con una procedura più collegiale, spiega Andrea Tornielli sulla Stampa.
Nella seconda metà di maggio accadrà in Vaticano qualcosa che non ha precedenti negli ultimi ottant’anni: il «congresso» della Congregazione dei vescovi, cioè la riunione dei porporati e presuli membri del dicastero, discuterà della nomina del nuovo arcivescovo di Milano. È infatti scaduta lo scorso marzo la proroga di due anni ottenuta dal cardinale Dionigi Tettamanzi.
È stato Benedetto XVI a decidere che la nomina del pastore della diocesi più grande d’Europa e tra le più importanti del mondo, segua la trafila ordinaria e prima di arrivare sul suo tavolo venga discussa e vagliata. Nelle scorse settimane il nunzio in Italia, Giuseppe Bertello, ha compiuto un’ampia consultazione, chiedendo i pareri a circa un centinaio fra vescovi, sacerdoti e laici di Milano e della Lombardia. Proprio in questi giorni viene ultimato un secondo rapidissimo supplemento d’inchiesta, che porterà a disegnare l’identikit ideale e a precisare la rosa di nomi più significativi.