Chi è quest’uomo
E come è diventato importante per un pezzo di Roma
Ieri sera a Boston, negli Stati Uniti, un imprenditore statunitense di origini abruzzesi ha comprato la Roma. Lui si chiama Thomas DiBenedetto, ha 61 anni ed è presidente del Boston International Group, un gruppo di imprenditori proprietario, tra le altre cose, della squadra di baseball dei Boston Red Sox e titolare di una quota della squadra di calcio del Liverpool. Thomas DiBenedetto ha comprato la Roma guidando una piccola cordata di imprenditori statunitensi. Sua moglie si chiama Linda Marrie ed è vicepresidente di una scuola per bambini ciechi. Uno dei loro figli, Thomas jr., ha giocato a baseball nei Red Sox e ora gioca in Italia, a Reggio Emilia.
DiBenedetto sarà il presidente della società ma affiderà a dirigenti italiani il management della squadra: stando alle voci circolate in questi giorni, il team manager dovrebbe essere Franco Baldini, oggi dirigente della nazionale di calcio inglese e già alla Roma negli anni del terzo scudetto; il direttore sportivo dovrebbe essere Walter Sabatini, già alla Lazio e al Palermo, considerato uno dei migliori dirigenti sportivi in Italia.
La trattativa si è conclusa quando a Boston erano le 19 e in Italia era notte inoltrata: l’affare è chiuso, una volta arrivato il via libera di Antitrust e Consob Thomas DiBenedetto sarà ufficialmente il ventunesimo presidente della storia della Roma. Il comunicato diffuso ieri certifica che “il 67% del pacchetto della Roma è stato valutato poco più di 70 milioni, 60 per la Roma, 6 per il centro sportivo di Trigoria e 4 per il brand”. I soci americani controlleranno il 60 per cento delle quote mentre il restante 40 per cento resterà per il momento nelle mani di Unicredit (per quanto successivamente parte della sua quota sarà girata a un imprenditore italiano). La ragione per cui la Roma era controllata da Unicredit ha a che fare con i guai finanziari della società e della famiglia Sensi, che la possedeva dal 1993.
I guai finanziari della Roma cominciano alla fine degli anni Novanta e i nodi vengono al pettine nel 2001, dopo la vittoria dello Scudetto, il terzo nella storia della società. La campagna di rafforzamento della squadra aveva comportato spese molto ingenti, gli acquisti di giocatori di prima fascia come Batistuta, Emerson, Samuel, Montella e Cassano avevano appesantito le casse della società e portato in rosso i suoi bilanci. Sono gli anni in cui diverse squadre di calcio in Italia attraversano momenti di grande difficoltà, gli anni in cui il Parlamento italiano approva una legge – cosiddetta “salvacalcio” – per permettere alle società sportive di spalmare nel corso di dieci anni i debiti contratti nei confronti dell’erario. Rimangono però fuori i debiti nei confronti delle banche, che in molti casi finiscono per possedere grosse fette delle squadre di calcio: è il caso della Roma, della quale molte azioni finiscono in mano a Capitalia prima e a Unicredit poi.
La famiglia Sensi inizia allora a guidare la società con maggiore sobrietà e austerità, e in effetti rimette in sesto il bilancio della squadra: non si può dire lo stesso però della società di famiglia, Italpetroli, che controlla la Roma. I debiti di Italpetroli si accumulano, le banche iniziano a farsi sentire e a un certo punto Unicredit inizia le procedure giudiziali per recuperare il proprio credito. Il 18 luglio 2008 Unicredit e Italpetroli siglano un piano di riscadenzamento del debito, che ammonta a oltre 300 milioni di euro: in cambio Unicredit rinuncia a esercitare l’opzione che le darebbe la maggioranza del pacchetto azionario. Nel giugno del 2009 Unicredit recede dal piano di rientro concordato nel 2008 per l’inadempienza della Roma e a metà settembre fa partire il pignoramento di due immobili di Italpetroli. La società li definisce “illegittimi” e si arriva allo scontro, in arbitrato. Prima della sentenza le due parti arrivano a un accordo e tutti gli asset del gruppo finiscono nelle mani della banca: siamo allo scorso luglio. Delle offerte arrivate a Unicredit, quella presentata da Thomas DiBenedetto è apparsa immediatamente a Unicredit la più solida e affidabile. Ora dovrà dimostrarlo-sul-campo, come si dice.
foto: AP Photo/Riccardo De Luca