Oggi si vota in Nigeria
Nel paese più popoloso dell'Africa si stanno svolgendo elezioni molto importanti e molto costose
Questa mattina sono cominciate le procedure di voto in Nigeria per l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica. Dopo i rinvii e le violenze delle scorse settimane, i nigeriani hanno iniziato a registrarsi ai seggi, che apriranno solo alle 12.30. La Nigeria ha più di 150 milioni di abitanti (e più di 250 etnie diverse) ed è di gran lunga lo stato più popoloso dell’Africa, il settimo nel mondo. C’è grande attesa e speranza intorno allo svolgimento regolare di queste elezioni, per assicurare stabilità di governo a un paese molto diviso su base etnica, sociale e religiosa: il nord, più povero e meno istruito, è musulmano, mentre il sud, ricchissimo di petrolio, è in maggioranza cristiano.
L’attuale presidente si chiama Goodluck Jonathan ed è in carica dal maggio del 2010, anche se aveva svolto le funzioni presidenziali a partire dal gennaio precedente, quando il presidente Umaru Yar’Adua aveva lasciato il paese per farsi curare da una grave malattia in Arabia Saudita. Goodluck Jonathan appartiene al People’s Democratic Party, che ha vinto le elezioni parlamentari nel 1999, nel 2003 e nel 2007, anche se tra le accuse di brogli e irregolarità. I sondaggi lo danno in testa nonostante il suo partito abbia perso diversi seggi (ma non la maggioranza) alle elezioni parlamentari dello scorso 9 aprile. Il suo principale sfidante è l’ex generale Muhammadu Buhari, sostenuto soprattutto dai musulmani del nord del paese. Gli altri candidati sono l’ex direttore dell’ufficio anticorruzione Nuhu Ribadu, e Ibrahim Shekarau, governatore dello stato settentrionale di Kano. Nelle scorse settimane sono fallite le trattative per formare una coalizione tra i partiti di Buhari e di Ribadu, e Jonathan spera che questa divisione gli permetta di vincere al primo turno, evitando un ballottaggio.
Jonathan ha assicurato più volte che le elezioni si svolgeranno in modo regolare e trasparente, per la prima volta da quando, dodici anni fa, la Nigeria è uscita dal governo del regime militare. Negli anni scorsi, come racconta l’Economist, le elezioni erano così poco credibili che i politici riempivano le liste di cantanti stranieri, e urne piene di schede si ritrovavano abbandonate a molti giorni dal voto. Questa volta, invece, la commissione elettorale guidata da Attahiru Jega ha lavorato con impegno per organizzare un sistema di voto che limiti le possibilità di brogli. I votanti si sono dovuti registrare depositando anche le loro impronte digitali, per evitare voti multipli; i seggi resteranno aperti poche ore e gli scrutatori effettueranno lo spoglio in pubblico. L’organizzazione sembra aver funzionato, finora, ma è stato uno sforzo costosissimo: il governo nigeriano ha speso più di 580 milioni di dollari. Segno che lo stesso presidente Goodluck Jonathan ha scelto di investire sulla trasparenza delle elezioni andando anche contro le resistenze del suo partito e di lobby molto potenti nel paese.
Nonostante i segnali di ottimismo, la violenza è rimasta una compagnia inseparabile delle elezioni. Le stime parlano di 100-200 morti, con attacchi alle forze di polizia, bombe vicino agli uffici elettorali e omicidi di candidati, spesso commissionati dagli sfidanti per eliminare gli avversari. È comune che alcuni politici paghino delle bande armate per sabotare gli eventi elettorali degli avversari e intimidire gli elettori.
foto: TONY KARUMBA/AFP/Getty Images