Time si chiede se l’inferno esiste
Per distrarsi dal dibattito sull'esistenza di Dio, almeno
La storia di copertina dell’ultimo numero di Time, firmata da Jon Meacham, parla dell’inferno. Il reverendo Robert Bell, 40 anni, ha pubblicato da poco negli Stati Uniti il libro Love wins: a book about Heaven, Hell, and the fate of every person who ever lived, che è arrivato nella top ten dei libri più venduti su Amazon e ha riportato l’attenzione su un tema molto discusso tra i teologi e i fedeli cristiani di tutto il mondo e di tutte le epoche: quello dell’esistenza dell’inferno e sulle sue caratteristiche.
Robert Bell, figlio di un giudice federale e cresciuto in un ambiente molto devoto, fondò la comunità religiosa di Mars Hill nel 1999, a 28 anni. La Mars Hill Bible Church ha sede a Grand Rapids, nel Michigan, ed è una chiesa non confessionale (o non-denominazionale, non-denominational church), ovvero una comunità che non si richiama a nessuna delle confessioni riconosciute dalla tradizione e rimane quindi formalmente autonoma. Alle celebrazioni assistono ogni settimana più di 8.000 persone. Robert Bell è diventato negli ultimi anni una figura religiosa molto conosciuta e influente negli Stati Uniti grazie al suo carisma e al suo utilizzo dei mezzi di comunicazione: tra le altre cose, ha curato i cortometraggi ad argomento spirituale della serie NOOMA.
Nel suo libro, Bell sottolinea l’universalità del messaggio di salvezza di Gesù e dice quindi che «ogni persona che abbia mai vissuto» ha la possibilità di andare in paradiso, non solo i cristiani credenti. Come si può sostenere, dice Bell all’inizio di Love wins, che Gandhi è all’inferno perché non ha creduto nella morte e resurrezione di Gesù? Le idee di Bell sono molto orientate verso l’universalismo e diverse figure religiose americane le hanno bollate come «sovversive», per il modo piuttosto deciso con cui intendono superare le distinzioni e le sottigliezze della dottrina tradizionale in materia del giudizio divino sulle azioni e sulle credenze degli uomini. La scomparsa della dimensione punitiva che è assicurata dall’esistenza dell’inferno è duramente criticata dai pastori più tradizionalisti, ma è anche il segno di un nuovo modo di intendere la spiritualità che si fa largo negli Stati Uniti, soprattutto tra le giovani generazioni.
Sono argomenti spinosi e su cui il dibattito teologico è ancora molto acceso al giorno d’oggi, dopo le aperture in senso ecumenico del Concilio Vaticano II rispetto all’accesso al Paradiso. Divenne molto celebre, alcuni anni fa, un’immagine tratta, con qualche semplificazione, dal pensiero del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, secondo cui l’inferno esiste, ma è vuoto. Dopo duemila anni, se l’inferno esista e chi ci vada a finire sono domande che a una lettura razionale della fede suonano superficiali, ma fanno parte di un dibattito intenso: e almeno distolgono per un po’ dal ripetitivo dibattito sull’esistenza di Dio.