La vita nei centri di accoglienza giapponesi
Le strutture per garantire un po' di privacy a chi ha perso la casa con lo tsunami
Il terremoto e lo tsunami in Giappone hanno distrutto 50mila case, costringendo migliaia di persone a rifugiarsi nei centri di evacuazione, allestiti in scuole, centri culturali, uffici governativi. Al momento i rifugi sono circa duemila e ospitano circa 150mila persone. La vita nei centri non è facile, soprattutto nei primi giorni scarseggiava il cibo, la corrente elettrica, bisognava rimanere in fila a lungo per fare una telefonata di pochi minuti.
Ora le condizioni di molti centri sono migliorate, e la maggior parte è in grado di garantire riscaldamento, acqua corrente e tre pasti al giorno. Tra le varie privazioni a cui le persone che hanno perso la casa si devono disporre c’è la mancanza di privacy: il bisogno di uno spazio per poter raccogliere le proprie cose e poter restare da soli. In un rifugio nella città di Kamaishi, nella prefettura di Iwate, sono stati allestiti dei piccoli box destinati a ospitare una sola persona. I beneficiari sono le persone più anziane, i disabili e i genitori con bambini piccoli. Nel frattempo il governo sta cercando di trasferire i sopravvissuti negli alberghi e sta pianificando la costruzione di case prefabbricate che dovrebbero essere pronte nei prossimi mesi.