A cosa serve la prescrizione
Lo spiega Michele Ainis, con un esemplare articolo sul senso della pena
Il giurista Michele Ainis spiega oggi sul Corriere con molto equilibrio quale siano le fondate ragioni della prescrizione nei sistemi penali, quale sia il senso della pena, e quali siano i veri problemi che fanno diventare deflagranti queste questioni in Italia.
È uno scandalo la prescrizione breve? E in generale è un insulto al senso di giustizia la prescrizione dei reati, quali che siano le sue modalità concrete? Al contrario: questo istituto attinge alle ragioni stesse del diritto. Altrimenti non ci spiegheremmo perché mai fosse già noto all’esperienza giuridica ateniese non meno che a quella romana. Sotto Giustiniano, infatti, i delitti si prescrivevano in vent’anni, ma anche allora c’erano casi di prescrizione più breve). Non capiremmo perché sia regolato nei codici d’ogni Paese al mondo.
Resteremmo increduli scoprendo che il decorso del tempo fa estinguere altresì i diritti, i crediti, le indennità lavorative.
Nel campo penale, la ragione è presto detta. Dipende dalla funzione della pena, che non è un castigo divino, non è la dannazione eterna che t’insegue fin dentro la tomba. La pena mira a soddisfare un’esigenza umana, di noi dannati della terra. E quando la polvere del tempo copre l’allarme sociale che circonda ogni delitto, non ha più senso impugnare il bastone della legge. Perché quella società offesa dal reato non c’è più, è diventata un’altra.
Perché anche il reo è diventato un altro uomo, sicché punirlo sarebbe come fargli scontare le colpe di suo nonno. Perché infine ciascuno ha diritto a un orizzonte di libertà, mentre l’attesa perpetua della pena si tradurrebbe in una pena perpetua. A meno che il crimine commesso non sia tanto efferato da trascendere la storia: l`omicidio è un delitto senza tempo, e infatti è imprescrittibile.
No, non è la prescrizione il peccato che ci spedirà all’inferno.
Non è neppure il diavolo con le sembianze di Silvio Berlusconi, se vogliamo misurare i problemi laicamente, senza pregiudizi, senza vade retro. E non è l’accorciamento del termine di prescrizione per gli incensurati, che dopotutto ha una sua ragionevolezza.
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