Oggi si vota in Perù
La figlia di un ex presidente sfida il colonnello golpista che tentò di deporre suo padre
Oggi in Perù si vota per le elezioni legislative e per il primo turno delle elezioni presidenziali. Circa 20 milioni di persone dovranno scegliere tra dieci candidati; stando ai sondaggi nessuno di loro dovrebbe riuscire a superare la soglia del 50 per cento di voti e si dovrebbe così ricorrere al ballottaggio, previsto per il prossimo 5 giugno.
Secondo l’ultimo sondaggio i favoriti sarebbero l’ex militare Ollanta Humala, con il 28 per cento delle preferenze, e Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori, con il 21 per cento di voti. Humala è un ex colonnello dell’esercito peruviano che nel 2000 tentò un colpo di stato contro l’allora presidente Alberto Fujimori. Humala ha puntato tutto su una retorica populista con cui è riuscito a conquistarsi i favori delle classi meno abbienti, che sono ancora in larga parte rimaste fuori dal boom economico degli ultimi anni. Promette una migliore redistribuzione della ricchezza e una pensione minima per gli oltre 1,2 milioni di peruviani con più di 65 anni che al momento non ce l’hanno. Parla anche di dura lotta alla corruzione e alla criminalità e usa una retorica populista che ricorda quella di Hugo Chávez.
Gli altri possibili vincitori di oggi sono l’ex primo ministro Pedro Pablo Kuczynski, con il 19,9 per cento delle preferenze nei sondaggi, e l’ex presidente Alejandro Toledo, che avrebbe il 16,8 per cento. Nel 2001 Toledo è stato il primo indio eletto alla presidenza della Repubblica. Il suo governo ha contribuito alla ripresa economica del Perù ma non è riuscito a fare abbastanza contro la corruzione dilagante nel paese. Fino a poche settimane fa era dato per favorito, ma poi è stato soppiantato dall’avanzata di Humala.
L’attuale presidente della Repubblica, Alan García, non potrà ricandidarsi perché il sistema legislativo non prevede la possibilità di rielezione per due mandati consecutivi. Nonostante i buoni risultati ottenuti dal suo governo per combattere la povertà e far crescere l’economia del paese, la sua popolarità è bassissima con una tasso di scontento pari al 60 per cento. Ieri il suo partito – che non ha espresso alcun candidato – ha deciso di schierarsi a favore di Kuczynski, spiegando che le sue “convinzioni democratiche” garantirebbero una linea di continuità con la presidenza di García. Non è ancora chiaro quanto una simile decisione possa favorire Kuczynski, un economista di 72 anni conosciuto come “il gringo” per via dei suoi genitori europei, sostenuto soprattutto dai ceti benestanti della capitale.
Foto di: CRIS BOURONCLE/AFP/Getty Images