Chi paga per salvare il Portogallo
Il grafico dell'Economist spiega da dove arrivano gli 80 miliardi di euro necessari per il salvataggio
Per uscire dalla profonda crisi economica in cui si trova, il Portogallo ha deciso di chiedere aiuto all’Unione Europea. Il primo ministro ad interim Jose Socrates, dimessosi due settimane fa, ha detto in un messaggio televisivo di averle tentate tutte prima di decidere di ricorrere alla UE per sanare i conti. L’Europa utilizzerà il fondo da 865 miliardi di euro messo insieme negli ultimi mesi per affrontare la crisi economica e correre in soccorso dell’Irlanda, della Grecia e ora anche del Portogallo, spiegano sull’Economist con un efficace grafico che illustra l’impegno dei singoli paesi dell’Unione per tenere i conti in ordine.
Parte delle risorse economiche messe a disposizione dalla UE deriva dall’European Financial Stability Facility (EFSF), un fondo da 440 miliardi di euro creato dai paesi che fanno parte dell’eurozona e che vede principalmente impegnati stati come la Germania, la Francia e l’Italia. L’EFSF può però materialmente prestare un massimo di 250 miliardi di euro, perché solamente sei dei 17 stati che hanno aderito hanno un rating di tipo AAA, cioè hanno una elevata capacità di ripagare il debito. L’Unione Europea vuole raggiungere i 440 miliardi di euro entro l’estate, cosa che le consentirebbe di dipendere meno dal Fondo Monetario Internazionale che ha a disposizione più liquidità, con circa 280 miliardi di euro.