Lo champagne di Londra su Geronzi
Oscar Giannino commenta sul suo blog la notiziona di ieri
Il giornalista ed esperto di economia e finanza Oscar Giannino ha scritto ieri sul suo blog – Chicago blog – un’analisi delle dimissioni di Cesare Geronzi da Generali. È un po’ da addetti ai lavori rispetto al taglio con cui il post cerca di raccontare queste cose, ma è anche di scrittura più attraente e interessante della gran parte delle cronache sul tema.
“In Italia si illudono, noi qui a Londra stappiamo champagne, ma non per la stessa ragione”. Questo il commento di amici banchieri ai desk europei londinesi di grandi banche d’affari, alle dimission i di Cesare Geronzi dalla presidenza di Generali. E’ la fine di una lunga fase, non c’è dubbio. Dove porti bisogna vedere, e per questo a Londra credono che i vincitori italiani di oggi tendano a fare il conto senza l’oste. C’é la Francia, di mezzo, e stavolta non si parla di latte ma di biscotti ben più sostanziosi.
L’abilità oggettiva di Diego Della Valle è stata quella di identificare la linea di frattura in Generali che rendeva Geronzi molto più esposto di quanto la sua aura pluridecennale di power broker facessero immaginare a molti. Ma senza l’aggiunta di Fabrizio Palenzona, Della Valle non ce l’avrebbe fatta. E’ l’ultimo difensore di Maranghi, il primo carnefice di Geronzi.
La linea di frattura non è mai stata quella dichiarata, la comunicazione esterna del Leone gestita dai collaboratori di Geronzi. Neanche le cattiverie volate all’ultimo secondo, i milioni di euro del costo complessivo della presidenza – comunque meno che ai tempi di Bernheim, ma allora nessuno fiatava. Della Valle ha fegatosamente scommesso sul fatto che con attacchi pubblici avrebbe portato dietro di sé i fondi privati e gli amministratori indipendenti, tutti i soci privati in cda, e alla fine la stessa Mediobanca. C’è riuscito. Anche perché aiutato da un pizzico di fortuna. Se Vincent Bollorè non avesse reagito con un doppio fallo da cartellino rosso, non votando il bilancio pur essendo vicepresidente e attaccando lancia in resta in pubblico Giovanni Perissinotto. E’ a quel punto, che Della Valle ha affondato la lama. Se l’ex presidente di Mediobanca non riesce a impedire che il vicepresidente francese, esponente di un pezzo essenziale del patto di sindacato di Mediobanca stessa, ponga con le sue incaute decisioni l’ad Perissinotto in condizioni di minacciare un esposto alla Consob contro entrambi, allora bisogna mandarli a casa. Su questa linea, da Nagel di Mediobanca ai grandi privati come Pelliccioli e Caltagirone, fino ai consiglieri indipendenti a nome dei fondi azionisti, non hanno potuto che convenire.
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