Bravo Montezemolo
Non entra in politica, e aiuta quelli che la sanno fare
L’ingente quantità di spazio che i giornali di ieri e oggi hanno dedicato alle riflessioni intorno all’eventuale futuro politico di Luca Cordero di Montezemolo nasce da un discorso tenuto venerdì al convegno di un sindacato di polizia a Napoli. Le parole circolate sulle agenzie e riprese dai giornali erano state queste.
Due anni fa, insieme ad un gruppo di giovani e di amici provenienti da percorsi professionali diversi, abbiamo fondato Italia Futura. Siamo intervenuti nel dibattito pubblico con proposte sulla mobilità sociale, la scuola, i giovani, il fisco, la sanità e abbiamo cercato anche di richiamare la politica al rispetto degli impegni presi con i cittadini.
La risposta è sempre la stessa: se vuoi parlare di politica devi entrare in politica.
E se la situazione continua a peggiorare, se questo è lo spettacolo che offre la nostra classe politica, allora cresce veramente la tentazione di prenderli in parola.
Il messaggio che ci lanciano è: “puoi pagare le tasse, puoi investire e creare posti di lavoro ma la cosa pubblica è cosa nostra, territorio esclusivo e riservato per chi fa il politico di professione“. Per me questo ragionamento è inaccettabile.
Molti amici e colleghi imprenditori mi chiedono “Luca ma chi te lo fa fare ad esporti, la politica è una bestia pericolosa con cui confrontarsi”. A volte penso che abbiano ragione, in particolare quando dal nulla appaiono regole che sembrano fatte ad hoc per fermare o ritardare qualche investimento che porterà concorrenza e posti di lavoro.
Ma il problema è che se ognuno di noi continua a limitarsi a fare il proprio mestiere, rinunciando a far valere le proprie idee e opinioni, a essere cittadino, il paese rischia di andare a scatafascio. Anche come Presidente di Confindustria ho sempre detto che prima che come imprenditori, dobbiamo parlare da cittadini.
Ha ragione il vostro segretario, quando ricorda che “il bene comune è molto di più della somma delle singole parti”. Nessuno di noi può più permettersi di scindere le sorti individuali da quella della nostra comunità.
Per questo è venuto il momento di recuperare uno spazio nella discussione pubblica che, come cittadini, ci è stato tolto. Parlo di discussione, di idee, perché con le monetine e gli insulti nulla cambia mai per il meglio. In Italia lo abbiamo già sperimentato, ed è una lezione che dovremmo tenere bene a mente.
Questo passaggio del discorso, che dice quello che tutti possiamo leggere, è stato riferito dai quotidiani come un nuovo annuncio di tentazione di “buttarsi in politica” personalmente da parte di Montezemolo, dopo che lo stesso Montezemolo aveva rimosso l’argomento – lungamente e affannosamente dibattuto – dal dibattito lo scorso ottobre: dicendo ai giornalisti «Resto dove sono, non scendo in campo».
È evidente che la complessa riflessione di Montezemolo di venerdì sulle prospettive di impegno dei cittadini e di se stesso – realizzate ampiamente con la sua fondazione – sia una smentita molto debole alle sue invece nette e inequivocabili parole di ottobre, e che il voler leggere tra le righe di un suo discorso con dei poliziotti a Napoli una revisione di quella posizione è una forzatura di giornali in cerca di scoop. Tendiamo a pensare che se Montezemolo volesse annunciare il suo ingresso attivo in politica lo farebbe in forme più chiare, senza chiedere che gli si leggano i fondi del caffè. Ma è anche vero che il groviglio fossile di informazione e politica in Italia non permette di escludere nessun bizzarro disegno comunicativo.
Quello che è certo è che praticamente tutto il sistema dei media è complice della vuotezza del dibattito politico dal momento che si attiva ogni giorno per riempirlo di temi inconsistenti che dilagano in reazioni, controreazioni, pareri, commenti, analisi, basati sul niente. I politici ne sono succubi e servi, dedicando se stessi a estesi e ricchi pareri su cosa faccia o non faccia Montezemolo, i giornali ci montano la panna. Che a un certo punto si solidifica in una struttura così estesa da essere capace di stare in piedi anche in totale mancanza di fondamenta, attorcigliata al resto.
Il discorso di Montezemolo a Napoli era molto buono, e molto condivisibile. Al Post abbiamo caro di discutere e valutare i contenuti, le idee, le tesi, prima di guardare chi le offre e senza pregiudizio. Se da una parte continuiamo a non vedere in Montezemolo nessuna competenza politica rilevante, nessun nuovo pensiero strutturato, nessun carisma individuale particolare, niente che suggerisca che si possa trattare di un attore interessante della futura scena politica, apprezziamo molto le cose che fa la sua fondazione, e le parole con cui le spiega, come quelle di Napoli.
In questo senso, Montezemolo si sta muovendo in maniera molto apprezzabile: sostiene persone in gamba che sanno fare politica e sono in grado di coltivare un potenziale di ricambio, e usa la sua visibilità per promuoverle, continuando a fare le cose per cui ha competenza. La sua “discesa in campo”, al momento, non ha nessun elemento per essere auspicata, né temuta, né discussa.