Il grande libro del rock (e non solo) – 2 aprile
Le storie del rock di oggi raccontate da Massimo Cotto
di Massimo Cotto
Una volta ho conosciuto un uomo che viaggiava nella notte / miglia e miglia senza una parola, solo i suoi fari accesi
In My Hour Of Darkness, Gram Parsons
1947 – nasce a Birmingham, in Alabama, Emmylou Harris, icona americana e forse la più completa cantante country folk della sua generazione, perché non si è limitata a interpretare ma ha provato a muoversi da uno stile all’altro, cercando il contatto con artisti diversi – da Neil Young a Robbie Robertson, da Bruce Springsteen a Elvis Costello, ognuno di loro in grado di illuminare un lato della sua multiforme personalità. Come si legge nel suo sito, per tutta la sua carriera, più che una cantante è stata una cercatrice di canzoni, una raccoglitrice di emozioni. Il suo lavoro migliore rimane il primo, quello che realizzò con Gram Parsons nel 1973. Mentre si esibiva su un palco scalcagnato, perfetta sconosciuta, Emmylou fu notata da Chris Hillman, ex-Byrds e all’epoca nei Flying Burrito Brothers da cui si era appena staccato Gram Parsons. Profondamente impressionato dal suo canto, Hillman prima fu tentato di chiederle di unirsi alla band, poi cambiò idea e pensò che la sua vocalità sognante poteva essere il perfetto contraltare per gli incubi di Parsons. Li mise in contatto e nacque una collaborazione fantastica che culminò nell’album Grievous Angels, pubblicato purtroppo postumo per la morte improvvisa di Parsons, di overdose, avvenuta il 19 settembre 1973.
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Donna di paese, adesso che ti ho trovata / piena di desiderio e morbida, nel tuo delta
Delta Lady, Leon Russell
1942 – nasce a Lawton, in Oklahoma, Leon Russell, figura di culto della musica rock, determinante per lo sviluppo di quell’ala destra del soul-rock che negli anni Settanta crossava puntuale per mandare in rete le grandi star. La più amata fu Joe Cocker, che portò al successo molti brani di Russell tra cui Delta Lady. Russell si era formato suonando il pianoforte per Ronnie Hawkins e Jerry Lee Lewis e poi comparendo in molti dischi di Phil Spector, contribuendo a creare il mitico wall of sound. Non solo, è praticamente infinita la lista di stelle con cui ha suonato: Rolling Stones, Elton John, Beach Boys, Frank Sinatra, la Band di Robbie Robertson, George Harrison, Eric Clapton… Da lì, dall’osservazione di artisti che univano ingredienti diversi, Russell iniziò a lavorare sul concetto di amalgama. Il primo hit fu appunto Delta Lady, in seguito al quale organizzò quello straordinario carrozzone itinerante che era il Mad Dogs and Englishmen tour, dove, oltre ai consueti musicisti, Joe Cocker si faceva accompagnare da un gigantesco coro, più batteristi e una sezione fiati. Oggi il leone ruggisce ancora, anche se lo fa lontano dalla vecchia foresta. Barba e capelli bianchissimi, cappellaccio sempre in testa, Russell continua a cantare e occasionalmente a incidere. È un idolo di Zucchero, musicalmente e anche dal punto di vista iconografico. Esaltante e commovente il suo ultimo disco The Union, frutto della collaborazione con Elton John, pubblicato al tramonto del 2010.
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La guerra, ah, sì / a cosa serve? / assolutamente niente
War, Edwin Starr
2003 – muore a sessantun anni, di attacco cardiaco, Edwin Starr, premiato dal referendum dei lettori della rivista «Blues & Soul» come il più grande artista di tutti i tempi nel crossover tra i due generi, oltre che miglior performer live di sempre. È stato una piccola stella della Motown, conosciuto soprattutto per l’hit War, canto antibellico poi riportato al successo da Bruce Springsteen. Quattro anni prima della sua scomparsa, nel maggio del 1999, l’avevano eseguita insieme sul palco di Birmigham.
Nato come Charles Edwin Hatcher, decise di cambiare nome dietro suggerimento di Don Briggs, manager del Bill Doggett Combo con cui Edwin era solito suonare. Briggs era convinto che Edwin sarebbe diventato una star assoluta, così grande che non sarebbe bastata una sola «erre», così ne aggiunse un’altra e scelse per lui il nome d’arte Edwin Starr. War fu una delle prime canzoni della Motown a offrire un risvolto sociale, una forma di pensiero che travalicasse il disimpegno assoluto tipico dell’etichetta di Detroit. Fu scritta da Norman Whitfield e Barrett Strong e registrata in prima battuta dai Temptations, per l’album Psychedelic Shack. Berry Gordy non aveva alcuna intenzione di pubblicarla come singolo, nonostante l’entusiasmo degli studenti universitari che avevano accolto alla grande il brano. Gordy non voleva rischiare un passo falso con una band abituata ad altre canzoni, così affidò War a Edwin Starr. Senza sapere che così facendo stava creando una star. Con due erre.
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