I sorrisi di Frattini
Jeremy Paxman della BBC incalza Frattini su Libia e Berlusconi, Frattini scivola via
Jeremy Paxman, popolare giornalista della BBC noto per la sua inclinazione a essere molto incalzante con i politici intervistati, ha avuto ospite il ministro degli Esteri Franco Frattini, a cui ha rivolto molte domande sui rapporti tra Italia e Libia e su Silvio Berlusconi. Frattini è apparso preso in contropiede da alcune domande particolarmente esplicite – a cui i ministri italiani non sono per niente abituati, sulle tv italiane – ma anche rapido a eluderle ricomponendosi in un aplomb da uomo di mondo a un cocktail bar (probabilmente memore del mediocre effetto delle sue reazioni a una precedente intervista con la BBC).
Frattini: Una cosa è chiara, Gheddafi se ne deve andare. Nessuno lo considera un interlocutore. Il futuro della Libia sarà costruito senza di lui.
Paxman: Dove deve andare?
F: Non lo sappiamo ancora, spero ci sia un certo numero di stati pronti a ospitarlo, forse sotto gli auspici dell’Unione Africana.
P: Quali stati africani?
F: Non sappiamo ancora. Ma più dettagli do, più diventa difficile che avvenga.
P: Perché non vi siete offerti di ospitarlo in Italia, se pensate debba andare da qualche parte?
F: Lo escludiamo categoricamente.
P: E perché?
F: Perché non vogliamo un dittatore.
P: E allora perché non chiedete che compaia di fronte alla Corte internazionale di giustizia?
F: Penso che debba, nessuno può garantirgli l’impunità. Certamente non l’Italia, che è tra i fondatori dello statuto della Corte.
P: Quindi non può venire in Italia perché dovreste consegnarlo alla Corte?
F: Beh, saremmo obbligati, ma ogni paese sarebbe obbligato.
P: Perché qualcun altro dovrebbe ospitare Gheddafi?
F: È per questo che non ci sono offerte ufficiali.
P: Però lei pensa che qualcun altro dovrebbe prenderlo…
F: Sì…
P: Ma dice che non sa quale paese vorrebbe che lo ospitasse.
F: Non lo so, perché non ci sono offerte ufficiali.
P: Ma perché altri paesi dovrebbero essere più disponibili dell’Italia?
F: Beh, io penso ci siano maggiori opportunità altrove. In Italia non c’è, ha attaccato l’Italia tre o quattro giorni fa, dicendo che meritiamo una punizione, cose così. Non possiamo accettarlo. Che noi siamo il passato coloniale, cose così.
P: Perché il suo primo ministro ha detto di essere dispiaciuto per Gheddafi?
F: Forse perché ha fatto una distinzione tra gli orribili crimini che ha commesso e un senso di umana pietas che riguarda ogni essere umano. Forse per questo, perché francamente, il mio primo ministro non ha avuto esitazioni nel sostenere completamente le mie posizioni.
P: Sulla Libia, vi sentite imbarazzati in qualche modo dal passato italiano?
F: Per questo abbiamo firmato un trattato di amicizia, perché ci sentivamo imbarazzati per i tanti libici uccisi dal fascismo. Questa è una realtà.
P: E anche i libici se ne ricordano, vero?
F: Certo. Per questo vogliamo che i nostri popoli siano amici e a Bengasi, dove abbiamo riaperto il consolato, ho sentito che amano gli italiani perché vogliono collaborare con noi.
P: La aiuta nelle occasioni internazionali avere un primo ministro che è visto come un pagliaccio?
F: Gli italiani hanno avuto molte occasioni di esprimere un giudizio sul mio primo ministro. Ha vinto. Penso che gli italiani siano in grado di decidere da soli.
P: Ma lei conosce la sua reputazione, con la storia delle feste e tutto: non le rende il lavoro più difficile?
F: Forse persone che non lo conoscono davvero e correttamente
P: Lei è mai andato a uno dei suoi party?
F: Beh… Il mio primo ministro è in grado di difendersi da solo, ma la gente non lo conosce.