La guerra civile in Costa d’Avorio
Le forze di Ouattara prendono il controllo di alcune città, nella capitale i sostenitori di Gbagbo sparano sulla folla
La Costa d’Avorio sembra ripiombata nella guerra civile. L’esercito che appoggia il neo-eletto presidente Ouattara, le Forze Repubblicane della Costa d’Avorio (FRCI), combatte città per città per avere il controllo del paese. Nei giorni scorsi ha preso Daloa, Bondoukou e Belleville. Continuano gli scontri a Duekoue: Duekoue e Daloa sono centri importanti perché sulla strada del porto di San Pedro, da cui partono le navi che trasportano il cacao, la principale merce esportata dal paese.
La missione di pace delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (UNOCI) ha affermato che le forze fedeli all’ex presidente Laurent Gbagbo hanno aperto il fuoco sulla folla lunedì scorso nella capitala Abidjan, uccidendo almeno dodici persone. Sostenitori di Gbagbo hanno anche aggredito due membri delle Nazioni Unite. La stima ufficiale dell’ONU parla finora di 462 morti dall’inizio degli scontri. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, un milione di persone nella sola Abidjan sono in fuga dai combattimenti. Più di centomila persone hanno attraversato il confine con la Liberia, a ovest del paese.
La crisi della Costa d’Avorio è cominciata dopo le elezioni di ottobre 2010, quando la Commissione elettorale del paese ha nominato Ouattara nuovo presidente con il 54,1 percento dei voti. Gbagbo si è rifiutato di lasciare il potere e ha fatto in modo che la Corte Costituzionale invalidasse un numero di schede sufficienti per farlo dichiarare vincitore. Pochi giorni dopo entrambi i presidenti hanno organizzato due diverse cerimonie di giuramento e formato due governi: il paese è entrato in una lunga fase di stallo. Le Nazioni Unite, gli osservatori elettorali e la comunità internazionale sono concordi nel ritenere Ouattara il legittimo vincitore delle elezioni.