Cosa succede a Ventimiglia
L'emergenza complementare a quella di Lampedusa, e le regole dell'Unione Europea
La crisi dell’immigrazione dai paesi nordafricani aumentata con le rivolte di questi mesi non sta sconvolgendo solo l’isola di Lampedusa (e presto i luoghi destinati a ospitare le persone che dall’isola saranno allontanate verso altri centri di accoglienza) ma anche, all’altro capo del paese, la città ligure di Ventimiglia, al confine con la Francia. Cosa succeda lo ha mostrato chiaramente un servizio di Ballarò venerdì sera.
https://www.youtube.com/watch?v=4ROqfyRSEYs
I telegiornali e i giornali cominciano a occuparsene e a mandare i loro inviati. Racconta Alessandra Coppola sul Corriere:
Il giorno del suo 21esimo compleanno Mohamed è scappato dal centro di Crotone dove era stato portato in aereo da Lampedusa, ha preso un posto sul pullman per Milano e ha passato la notte in viaggio. Ieri è arrivato alla Stazione Centrale, ha aspettato le tre del pomeriggio, e con due amici è salito sul treno diretto a Ventimiglia. Oggi, forse domani, tenterà la fortuna: «Inshallah, Parigi» . Un regolare biglietto non basta: varcare la frontiera è facile, ma per arrivare a destinazione ci vuole la buona sorte di non imbattersi nella polizia francese. Ieri «ne hanno respinti settanta — fa i conti a fine serata il sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino (Pdl)— e sono di nuovo qui» . Per vederli tutti assieme — chi è appena sceso dal treno, chi sta aspettando l’occasione per passare dall’altra parte, chi è stato costretto a tornare indietro — bisogna seguire la pentola con la pasta al sugo portata da un gruppo della Cgil in un banchetto appena fuori dalla stazione. In fila ci sono decine di uomini, più o meno ventenni, tutti maschi, quasi tutti tunisini.
Sono quasi tutti tunisini, diretti verso un paese con cui hanno maggiore familiarità e che ospita una popolosa comunità di loro connazionali. Ma la Francia è nel suo diritto nel riconsegnare alle autorità italiane gli immigrati irregolari di cui si attesti la provenienza dall’Italia, come dice anche il sottosegretario Viale. Gli accordi europei stabiliscono che la responsabilità ricada sul paese dell’Unione in cui per primo l’extracomunitario è entrato.
«La Francia ad esempio applica con puntigliosità le normative vigenti ma le regole europee sull’accoglienza devono essere cambiate»
Lo spiega anche Repubblica: “Un accordo bilaterale stabilisce che il poliziotto francese che fermi un sospetto immigrato extracomunitario possa riportarlo nel paese europeo in cui si suppone sia sbarcato per la prima volta. Per accertarlo basta uno scontrino, un foglio delle autorità italiane, un biglietto del treno”. E altri ottanta tunisini sono arrivati ieri notte proprio col treno, riferisce l’Ansa. Racconta ancora il Corriere.
«Volevamo andare a Marsiglia, ci hanno fermato a Nizza» , dice uno, e fa il gesto delle manette. Vi hanno arrestati? «Sì, ci hanno portato in prigione, poi davanti al giudice, quattro giorni e di nuovo alla frontiera» . Altro giro, altro biglietto del treno. «Qualcuno ci ha già provato sei, sette volte — dice il sindaco —. Gli frugano in tasca, trovano titoli di viaggio italiani, li rimandano indietro» . Non solo. Scullino sostiene che i francesi «fanno dei veri e propri blitz a Nizza o a Mentone» : individuano gli immigrati, chiedono i documenti, quindi li caricano sui cellulari e li depositano al centro di cooperazione transfrontaliera del valico doganale San Luigi. Di qui i tunisini vanno al Cie di Torino, oppure ritornano alla casella di partenza, Ventimiglia. «Rischiamo l’emergenza: siamo abituati al passaggio di 10-15 immigrati al giorno, queste cifre non le possiamo gestire» . È cominciato a metà febbraio, diretta conseguenza degli sbarchi a Lampedusa, e in 40 giorni si sono registrati 3.500 arrivi. Senza mettere nel conto i ragazzi scesi dal treno delle 19 da Milano, e soprattutto da quello delle 23 da Roma, che ne trasporta altri quaranta. La mobile di Genova da due giorni manda rinforzi, tra le 19 e l’una di notte. All’ingresso della stazione, nella sala della biglietteria, un cancello di metallo chiude la vecchia sede della dogana francese che in un accordo tra Comune, Regione e Ferrovie dovrebbe essere riaperta oggi. «Era in disuso— spiegano— sono state necessarie delle modifiche di sicurezza» . Dietro a un pannello sistemato come un paravento si intravedono sedie di plastica bianca. «Sarà un’area di sosta — precisano dalle Ferrovie — non un dormitorio, né un centro di accoglienza» . Intanto, i ragazzi si spargono per i giardinetti intorno alla stazione. La sera rientrano, per dormire nei sottopassaggi o nella sala d’attesa. Già da giovedì i bagni restano aperti anche di notte. Qualcuno con qualche soldo in più sta valutando di prendere un «passaggio» . «Ti chiedono 150 euro per portarti dall’altra parte — dice uno — ma poi ti mollano appena dopo la frontiera» . Di passeurs clandestini ne sono stati già fermati 11.