L’Italia esclusa dal vertice sulla Libia
L'editoriale del Corriere critica la decisione degli alleati ma invita il governo a prendersi la responsabilità dei suoi errori
Ieri sera le agenzie di stampa internazionali hanno dato notizia di una videoconferenza sulla Libia a cui hanno partecipato il presidente statunitense Barack Obama, il presidente francese Nicolas Sarkozy, il primo ministro britannico David Cameron e il cancelliere tedesco Angela Merkel. L’assenza di un rappresentante del governo italiano era evidente e ha contribuito a ridimensionare ulteriormente l’influenza dell’Italia nella gestione della crisi, andandosi a sommare ad altri recenti episodi: la sconfessione tedesca del “piano italo-tedesco” lanciato da Frattini sulla stampa, le indiscrezioni su Napolitano che sentirebbe quotidianamente Obama al telefono, le dichiarazioni ondivaghe di Berlusconi e La Russa sugli aerei italiani che vanno in Libia ma non sparano e su Gheddafi che va cacciato ma con dispiacere.
Franco Venturini oggi commenta la situazione sulla prima pagina del Corriere della Sera: critica la decisione di lasciar fuori l’Italia ma invita il governo a prendersi la responsabilità della sua mediocrità.
A certe esclusioni l’Italia non è nuova, ma quella che si è consumata ieri sera risulta talmente clamorosa da autorizzare alcune domande scomode per noi e per altri. Alla vigilia dell’odierna conferenza di Londra che dovrebbe finalmente indicare una chiara strategia politica nella campagna di Libia, i massimi responsabili di Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania si consultano in videoconferenza. Sarebbe sciocco dire che queste cose non vanno fatte. Esse avvengono regolarmente prima di vertici di ben minore importanza. Ma che il telefono dell’Italia non squilli, questo non rientra in una visione pragmatica della campagna di Libia.
Non si tratta di velleitarismi, ma di valutare fatti concreti: l’Italia ha aperto le sue basi alla coalizione e comanda l’embargo navale Nato; l’intelligence italiana dà un contributo rilevante alle azioni dei nostri alleati; l’Italia è investita dalla prima conseguenza del conflitto libico, l’arrivo sulle nostre coste di un notevole numero di migranti. Davvero, in queste condizioni, può essere considerata comprensibile o accettabile la sua esclusione da un contatto importante e altamente simbolico per il messaggio che contiene (e che è rivolto anche ai libici)? Davvero la signora Merkel, astenuta all’Onu, non partecipante alle operazioni, lontana dalla scena, va presa a bordo e noi no?