Il caso Aiazzone
La Stampa ricostruisce la storia che ieri ha portato all'arresto di quattro persone
Ieri la Guardia di Finanza ha arrestato Gianmauro Borsano, ex presidente del Torino, il suo socio Renato Semeraro e Giuseppe Gallo; un’altra persona, il commercialista Marco Adami, è stata messa agli arresti domiciliari. I quattro sono accusati di bancarotta, sottrazione fraudolenta dal pagamento delle imposte e riciclaggio, il tutto attraverso due grossi e noti marchi di arredamento, Aiazzone ed Emmelunga. In cosa consisteva la presunta attività criminale lo spiegano oggi sulla Stampa Claudio Laugeri e Raphael Zanotti.
Secondo l’accusa il gruppo, dopo aver rilevato marchi storici come Aiazzone ed Emmelunga, aveva lanciato un martellante battage pubblicitario: investimenti, nuovi punti vendita, 850 dipendenti sparsi su tutto il territorio nazionale. Ai clienti chiedevano una caparra del 30 per cento, ma poi i mobili non arrivavano. Crisi finanziaria? Fabbricanti di mobili che fallivano? Padroncini che sbagliavano la consegna? Niente di tutto questo. Le società venivano via via spolpate. Quelle che non era possibile recuperare venivano trasferite in Bulgaria (paese d’origine della moglie di Adami) per evitare le procedure fallimentari; per quelle ancora recuperabili si creava una newco e si presentavano documenti con crediti, fittizi secondo la procura, per ottenere un concordato e continuare il giochino.
Alla fine della fiera, ci sono 11800 clienti che aspettano mobili che hanno in parte pagato e non hanno mai ricevuto (e questo porta a varie proteste e anche alcuni disordini, nei mobilifici).
La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 50 milioni, macchine di lusso, barche: molti di questi probabilmente finiranno al Fisco. Semeraro e Gallo, scrive la Stampa, sono in carcere a Torino. Borsano si è costituito a Roma solo in serata. La sua storia è la più interessante e anche la più nota: gli appassionati di calcio se lo ricorderanno forse alla guida della squadra di calcio del Torino negli anni Novanta. Gianmauro Borsano era presidente del Torino nel miglior periodo della squadra granata degli ultimi decenni, quando sfiorò la vittoria in Coppa UEFA e comprò svariati campioni. Borsano è stato anche deputato del Partito Socialista Italiano ma poi, alla fine degli anni Novanta, i problemi economici lo costrinsero a farsi da parte, vendere la squadra, lasciare il Parlamento e tutto quanto. Scrive Giampiero Paviolo, sempre sulla Stampa:
Piano piano, Borsano esce dalle pagine sportive, fino a scolorire anche su quelle della cronaca giudiziaria. Torna dopo un secolo, nel 2009, quando il PSI, la Gazzetta del Piemonte e in fondo anche il suo Toro si sono dissolti. La sua seconda vita parte dai mobilifici Emmelunga, passa per Aiazzone e finisce come l’altra volta: con un finanziere alla porta.