In Siria il governo resiste
Il regime promette ancora riforme ma non molla la presa, ci sono stati altri scontri e altre vittime nel weekend
Ieri il governo siriano ha schierato le forze di sicurezza nella città settentrionale di Latakia in seguito a delle proteste sfociate in scontri violenti tra i manifestanti antigovernativi, la polizia e i sostenitori del presidente Bashar al-Assad. Durante gli scontri sono morte 12 persone e oltre 150 sono rimaste ferite. Le autorità siriane hanno accusato dei gruppi armati di incitare alla rivolta nella città. Negli ultimi giorni decine di attivisti sono stati uccisi in simili scontri in tutto il paese.
Venerdì nella città di Sanamin sono morte dieci persone in seguito a una manifestazione che è stata definita “pacifica” dai parenti delle vittime ma che un consigliere del presidente ha descritto come un gruppo di dieci persone che ha attaccato una stazione di polizia, sparando contro i poliziotti. Sabato scorso nella città meridionale di Tafas i manifestanti hanno dato fuoco alla sede locale del partito Baath. Secondo i funzionari governativi dall’inizio di questo mese sono morte oltre trenta persone a causa di scontri durante le proteste. Secondo alcuni attivisti i morti sarebbero oltre 126, di cui cento uccisi mercoledì scorso durante una protesta a Deraa, la città diventata simbolo dei dissidenti. L’agenzia di stampa Reuters ha detto ieri di aver perso i contatti con due suoi giornalisti nel paese.
Molte persone sono state incarcerate in seguito alle proteste, secondo Amnesty International sarebbero almeno 93. Nel tentativo di placare le proteste, ieri il governo ha rilasciato 16 persone che erano state arrestate durante una manifestazione. I dimostranti chiedevano la scarcerazione dei ragazzini arrestati per aver scritto sui muri di Deraa degli slogan che inneggiavano alla rivolta. Il governo ha anche annunciato che libererà 260 prigionieri politici.
Nel frattempo il governo ha annunciato nuovamente – lo aveva già fatto il 24 marzo – che abbandonerà lo stato di emergenza che vige nel paese dal 1963, assecondando una delle richieste principali avanzate dai manifestanti. Lo stato di emergenza proibisce alle persone di riunirsi in pubblico e di manifestare e permette alla polizia di arrestare chiunque venga sospettato di attentare alla sicurezza pubblica. Inoltre permette interrogatori indiscriminati, la sorveglianza delle comunicazioni private e il controllo dei mezzi di comunicazione. Il governo ha annunciato altre riforme tra cui la liberazione dei prigionieri, una maggiore libertà di stampa e il permesso di fondare partiti politici. Il governo ha detto che le riforme verranno annunciate nel giro di una settimana.
Foto di LOUAI BESHARA/AFP/Getty Images