I “provocatori” e dannosi insediamenti israeliani
Le riflessioni di Abraham Yehoshua sul brutale omicidio dei coloni a Itamar e la reazione del governo israeliano
Venerdì 11 marzo, durante la notte, un gruppo di terroristi palestinesi ha fatto irruzione in un’abitazione a Itamar, una colonia israeliana in Cisgiordania, e ha ucciso a coltellate la famiglia che vi abitava. Udi Fogel, il padre, aveva 36 anni; Ruth Fogel, la madre, ne aveva 35; i loro figli, Yoav, Elad e Hadas avevano rispettivamente 11 anni, 4 anni e 3 mesi. Erano disarmati e sono stati uccisi nel sonno. L’aggressione è stata uno dei fatti più atroci verificatisi in Israele negli ultimi anni, ha suscitato varie reazioni di condanna sia in Israele che nel mondo e ha riaperto la questione dello status delle colonie, vista la decisione di Netanyahu di ordinare la costruzione di nuovi insediamenti due giorni dopo il massacro di Itamar. Oggi ne scrive sulla Stampa lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua.
Nel cuore del Negev, il più grande deserto di Israele, c’è il famoso kibbutz Sde Boker. Famoso non solo perché i centri abitati del Negev sono pochi e ciascuno di essi merita di essere menzionato, ma soprattutto perché il primo capo del governo israeliano, David Ben Gurion, vi si stabilì già agli inizi degli Anni 50.
Tale scelta fu fatta per proporre alla giovane nazione di cui lui era il principale architetto la sfida di un insediamento nazionale nella regione più desertica di Israele.
Una regione vasta più della metà del suo territorio e scarsamente popolata da ebrei. «Nel Negev si determinerà il destino del popolo ebraico», aveva dichiarato Ben Gurion. E questa semplice frase è incisa su una grande roccia all’ingresso di uno dei campi militari sparsi nel deserto.
La tomba di Ben Gurion si trova nel kibbutz Sde Boker e la lapide riporta, su sua richiesta, solo tre date: quella della nascita, quella della morte, e quella della sua immigrazione in Israele. La semplice casetta di legno dove lui e sua moglie Paula hanno vissuto fino alla morte è ancora meta di pellegrinaggio per molti israeliani e turisti.
Nell’istituto di studi superiori intitolato a Ben Gurion e situato vicino al kibbutz si tengono numerose attività accademiche fra le quali ogni anno, in inverno, un festival di poesia denominato «Poesia nel deserto». A esso partecipano poeti ma anche autori di prosa, ai quali viene chiesto di leggere le loro opere. Nonostante Tel Aviv disti da Sde Boker soltanto un paio d’ore, io sono solito invitare i miei tre figli e i miei sei nipoti a unirsi a me e a mia moglie per un soggiorno nel deserto, ritenendo che ogni israeliano debba recarsi una o due volte all’anno in quei luoghi e trascorrervi almeno una notte.