Arriva la NATO
Solo per la no-fly zone, per ora: i bombardamenti saranno ancora responsabilità della coalizione internazionale
I paesi membri della NATO hanno trovato all’unanimità l’accordo sul lasciare all’organizzazione internazionale la guida della no-fly zone, ha detto ieri il segretario generale Anders Fogh Rasmussen. L’annuncio è arrivato ieri nel tardo pomeriggio, durante una conferenza stampa a Bruxelles, dopo l’ennesimo pomeriggio di empasse della coalizione internazionale.
Un’empasse che non si è ancora del tutto risolta. Rasmussen, infatti, ha specificato che il mandato della NATO non andrà oltre il comando della no-fly zone, mentre la risoluzione dell’ONU permette agli alleati di adottare “ogni misura necessaria”, anche oltre la no-fly zone, per proteggere i civili (in ogni caso la NATO può agire per auto-difesa, quindi potrà reagire se attaccata dalle forze di Gheddafi).
In serata il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, aveva detto che la NATO avrebbe preso il comando dell’intera operazione militare. Rasmussen lo ha smentito: «A oggi, ci saranno due operazioni: una della NATO e una della coalizione internazionale. Stiamo discutendo della possibilità che la NATO rivesta responsabilità più ampie, nel rispetto della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma non è stata ancora presa una decisione». I colloqui continueranno lungo il fine settimana e una decisione definitiva dovrebbe essere presa lunedì. Com’è noto, se alcuni paesi della coalizione internazionale – Italia, Norvegia – vogliono che la NATO comandi l’intera operazione militare, paesi membri della NATO come la Turchia o la Germania hanno espresso posizioni scettiche e non vorrebbero andare oltre l’instaurazione della no-fly zone.
Fino a una prossima decisione, quindi, le operazioni saranno due: la no-fly zone, guidata e condotta dalla NATO, e i bombardamenti ai danni dei carri armati e dell’artiglieria di Gheddafi, condotti dalla coalizione guidata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Ieri intanto sono arrivati i primi caccia dagli Emirati Arabi Uniti: si tratta del secondo paese arabo a partecipare all’intervento militare, dopo il Qatar. Nel frattempo, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha fatto capire che in questo momento non c’è alcun segnale di una possibile resa di Gheddafi. «Niente ci dice che le autorità libiche stiano muovendo dei passi verso le decisioni a cui li obbligano le risoluzioni 1970 e 1973 delle Nazioni Unite».
foto: JOHN THYS/AFP/Getty Images