A Fukushima si teme la rottura di un reattore
Ci sono ancora ingenti perdite radioattive, i tecnici stanno cercando di trovare la fonte
A due settimane dal terremoto di magnitudo 9 che ha colpito il Giappone, causando un violento tsunami, i lavori per mettere in sicurezza la centrale di Fukushima I proseguono tra importanti successi, come il ripristino di parte dei sistemi di raffreddamento, e nuove preoccupazioni legate alla fuoriuscita di materiale radioattivo dall’impianto. Le autorità giapponesi temono che uno dei reattori della centrale si sia crepato, portando alla dispersione di alte quantità di radiazioni.
Non è ancora chiaro del tutto quale possa essere la gravità del danno, ma per ragioni di sicurezza agli abitanti che si trovano ancora nel raggio di 20-30 chilometri dalla centrale è stato richiesto di abbandonare la zona. L’invito è stato rivolto a circa 130mila persone per «migliorare la loro qualità di vita» e non per un rischio concreto e immediato per la loro salute, ha precisato il portavoce del governo Yukio Edano, che dallo scorso 11 marzo sta seguendo giorno per giorno l’evolversi della situazione a Fukushima I per aggiornare stampa e opinione pubblica.
Il lavoro di rimessa in sicurezza e di ripristino dei sistemi dell’impianto è pericoloso e si registrano spesso incidenti. Ieri, per esempio, tre tecnici sono rimasti esposti a dosi consistenti di radiazioni a causa dell’acqua contaminata che si trova nella zona della turbina dell’edificio che ospita il reattore 3. Stavano lavorando per ridurre la temperatura dei sistemi, quando sono finiti nell’acqua contenente una quantità di radiazioni di «diecimila volte superiore rispetto alla quantità di radiazioni che si trova solitamente nell’acqua utilizzata per far funzionare un reattore» ha spiegato un portavoce dell’Agenzia per il nucleare giapponese. Non è escluso che l’alto livello di radiazioni sia dovuto a un danno nella struttura del reattore.
Al momento, spiega Edano, non è ancora possibile stabilire con certezza quale sia l’origine della perdita radioattiva. Non è quindi chiaro se provenga dal reattore stesso o da un’altra fonte all’interno dell’impianto. Non è escluso che l’origine siano le vasche in cui viene conservato il materiale nucleare esausto, ma servirà del tempo prima di avere conferme.
I responsabili della sicurezza si stanno comunque preparando anche per lo scenario peggiore. Alcuni ipotizzano che la violenta esplosione avvenuta tre giorni dopo l’arrivo delle onde anomale nell’impianto abbia danneggiato seriamente il reattore 3 che contiene 170 tonnellate di “combustibile” nucleare, ed è l’unico di tutta la centrale a contenere un mix di plutonio e uranio altamente radioattivi.