I disponibili
Non lasciamo passare la nomina mercantile del ministro Romano senza neanche alzare un sopracciglio
Le accuse nei suoi confronti non sono la cosa più imbarazzante della nomina di Saverio Romano a ministro dell’Agricoltura. O forse ci siamo troppo abituati alla mediocrità delle scelte umane di questa maggioranza: da coloro che ha fatto eleggere in Parlamento a coloro che ha portato a governare il Paese, per non parlare della gran parte di quelli che ha disseminato in ruoli importanti negli enti e nelle amministrazioni pubbliche.
Ma quello che ha mostrato la nomina di Saverio Romano, va oltre Saverio Romano. È la costruzione di un gruppo parlamentare a scopo mercantile, creato da mezze figure che non fanno niente per sottrarsi al giudizio che le loro azioni dei mesi scorsi hanno cucito loro addosso. Così è il racconto di oggi del Corriere della Sera:
È il gran giorno dei Responsabili, ma su incarichi e poltrone la coalizione dei volenterosi si spacca. Affiorano invidie e gelosie. Accontentare le cinque anime della federazione che ha salvato la maggioranza si rivela impossibile, ancor prima di sedersi a tavola E alle dieci di sera urge un coperto in più: è arrivato Vittorio Sgarbi, cui non dispiacerebbe, si dice, l’incarico di sottosegretario ai Beni culturali. Calearo punta al Commercio con l’estero: «Ministro delle Politiche comunitarie? No grazie, troppe rotture di scatole». Berlusconi promette di completare il rimpasto entro 10 giorni e annuncia una legge con corsia preferenziale per dodici nuovi sottosegretari. Al momento ci sono in ballo un viceministro e quattro sottosegretari, ma l’elenco dei papabili è lungo: Belcastro, Cesario, Pionati, Bellotti, Polidori… C’è chi giura di non avere ambizioni e chi deve discolparsi dall’accusa di «voto di scambio».
È possibile che abbiamo digerito anche questo, nel pastone delle porcherie di questa legislatura? Il passaggio dalle singole miserie umane al partito delle miserie umane? L’evoluzione dalle “persone normali” in Parlamento con tutti i loro difetti e inadeguatezze, alla sfacciata rivendicazione e professionalizzazione di difetti e inadeguatezze?
Belcastro e Cesario tengono col fiato sospeso la giunta per le autorizzazioni della Camera, impegnata sul conflitto di attribuzione del caso Ruby. Verranno? Voteranno? Suspence, finché non arriva la notizia che Romano è diventato ministro. Solo allora i due entrano, votano e regalano la vittoria alla maggioranza. «Accuse ignobili», si difendono gli onorevoli. Ma le opposizioni attaccano e i Responsabili litigano. Pionati (Adc) rimprovera Romano per aver giocato «una partita solitaria senza pensare al bene collettivo». E i colleghi lo ripagano con la stessa moneta: «Rappresenta solo se stesso, non può chiedere poltrone». Ieri mattina, mentre Romano giurava al Colle, il presidente Luciano Sardelli ha riunito il gruppo e i malumori sono esplosi. Arturo lannaccone e gli ex finiani Silvano Moffa e Maria Grazia Siliquini — assente alla cena perché febbricitante — hanno chiesto ai Responsabili «equilibrio, buon senso e umiltà» e provato a placare le richieste dei più agguerriti, da Domenico Scilipoti ad Antonio Razzi. Ma se Moffa buttava acqua sul fuoco, Pionati elettrizzava i più inquieti: «Romano ha avuto la sua ricompensa, e noi che facciamo? Ci accontentiamo delle promesse?».
È interessante la posizione di Maria Grazia Siquilini, che almeno a parole cerca di ricondurre ad un minimo di dignità apparente quello che oggi è il suo gruppo politico. Ma sinceramente, con quali prospettive ha ritenuto di entrare nel gruppo dei Responsabili? Se la sua ambizione sincera era garantire un appoggio alla maggioranza, perché non rientrare nel PdL da cui era uscita da poco? Difficile sostenere gravissime distanze da quel partito. È quindi altrettanto difficile oggi dare alle sue dignitose parole una qualche fiducia: non si entra in un gruppo nato come macedonia di accampatori di richieste per poi meravigliarsi se accampano richieste.
«A Luciano Sardelli, che deve dimostrare di saper guidare il gruppo, ho chiesto il rispetto delle regole. Tra noi ci sono deputati che accampano pretese così ridicole che ormai ci chiamano “i disponibili”, e questa è una cosa orrenda. Sono amareggiata». Tra gli ex finiani è Catia Polidori a essere in corsa per un posto da viceministro. E la Siliquini, che pure vanta «un curriculum di eccellenza», si tira fuori con stile: «Io non faccio trattative private, sono un avvocato penalista e non un commerciante». Al centro dei sospetti c’è sempre Romano, al quale i Responsabili non sudisti rinfacciano di aver pensato a sé lasciando indietro il resto della compagine. I giornalisti gli chiedono se è vero che ha «ricattato» il premier per entrare al governo. Ma il neoministro, che ha ritrovato il sorriso, smentisce: «Sciocchezze. Ho la coscienza a posto…». E dà mandato ai suoi di lavorare all’allargamento del Pid. Primo obiettivo, portar via all’Mpa di Lombardo i deputati Carmelo Lo Monte e Ferdinando Latteri.
Questa roba qui sono i “Responsabili”, responsabili di se stessi e di questo show. Ed è facile chiuderla richiamando la pessima legge elettorale e le liste bloccate (il cui promotore è oggi peraltro ministro): ma quelle liste bloccate non sono piovute dal cielo, e sono state votate da milioni di italiani in nome di una partigianeria politica che tuttora governa le scelte della maggioranza di loro. Abbiamo pensato di fermare Berlusconi, o di fermare “le sinistre”, e abbiamo votato accozzaglie di irresponsabili che oggi si ritrovano a trattare posti da ministro. Non si doveva. Ne siamo anche noi responsabili, dei Responsabili.
foto: LaPresse/AP/Mauro Scrobogna