Francia e Turchia litigano sulla Libia
Il primo ministro turco accusa Sarkozy di pensare solo agli interessi economici della Francia
Continua lo scontro diplomatico tra Francia e Turchia sull’intervento militare in Libia. Oggi il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha di nuovo attaccato l’interventismo del presidente francese Nicolas Sarkozy accusandolo di pensare solo agli interessi economici della Francia: «Mi auguro che quelli che guardano alla Libia soltanto attraverso le lenti del petrolio, delle miniere d’oro e delle risorse, d’ora in poi lo facciano attraverso le lenti della coscienza». Erdogan aveva già recentemente accusato Sarkozy di sfruttare la Libia per ridare lustro alla sua leadership in vista delle prossime elezioni presidenziali.
Lo scontro tra il governo francese e il governo turco era iniziato pochi giorni fa, quando il ministro degli Interni francese Claude Guéant aveva definito la decisione di Sarkozy di spingere per un intervento in Libia «una crociata per fermare il massacro di Gheddafi». Erdogan si era molto arrabbiato per l’uso della parola «crociata», definendola offensiva nei confronti di tutti i musulmani. E aveva colto l’occasione per ricordare che la Francia si era sempre opposta alla possibilità di un ingresso della Turchia all’interno dell’Unione Europea.
Il conflitto tra Ankara e Parigi sta rendendo più complicata la possibilità di trovare un accordo sulla gestione delle operazioni militari in Libia. La Francia continua a ribadire che la NATO non deve esercitare alcun controllo politico sulle operazioni ma limitarsi a intervenire solo come «strumento di pianificazione e di condotta operativa». Con gli Stati Uniti ansiosi di passare il comando dell’intervento agli alleati europei, il governo francese potrebbe infatti sperare di assumere il controllo politico delle operazioni e riacquistare maggiore peso a livello internazionale. La Turchia, al contrario, vuole evitare che la Francia assuma una posizione di predominio sulla gestione dell’intervento e preme affinché anche il comando politico sia affidato alla NATO: disponendo del secondo esercito più grande all’interno della coalizione dopo quello degli Stati Uniti, la Turchia potrebbe infatti esercitare un diritto di veto con cui controbilanciare l’eventuale strapotere della Francia.