Aristide ritorna ad Haiti
L'ex presidente di Haiti è atteso oggi a Port au Prince, a pochi giorni dal ballottaggio
Jean Bertrand Aristide ha lasciato il Sud Africa per tornare ad Haiti dopo sette anni di esilio. L’ex presidente di Haiti è atteso oggi a Port au Prince a pochi giorni dal ballottaggio che deciderà chi sarà il nuovo presidente del paese. Aristide fu cacciato da una rivolta popolare nel 2004, sul suo ritorno c’erano molte voci da settimane. Gli Stati Uniti si sono sempre detti preoccupati da questa eventualità, sottolineando che il suo rientro potrebbe destabilizzare i già precari equilibri politici della nazione. Aristide finora ha detto di non avere intenzione di partecipare alla vita politica. È accusato da molte organizzazioni umanitarie di avere commesso ripetute violazioni di diritti umani durante i suoi tre mandati.
Haiti è senza un presidente dalle elezioni dello scorso novembre, seguite a mesi di proteste e accuse di brogli. Soltanto a gennaio il partito al governo ha annunciato che avrebbe ritirato il suo candidato Jude Celestine, consentendo al candidato dell’opposizione Micheal Martelly di sfidare la ex first lady Miranda Manigat. A oltre un anno dal terremoto che causò la morte di quasi 250mila persone, un milione e mezzo di abitanti vivono ancora all’interno di tende e ripari improvvisati, che hanno contribuito ad aumentare le già precarie condizioni igieniche dei centri abitati e favorito il diffondersi del colera che da ottobre ha fatto oltre tremila vittime. Il ballottaggio era stato inizialmente fissato al 16 gennaio, ma due settimane fa la commissione elettorale aveva comunicato che la data non poteva essere rispettata perché c’era bisogno di più tempo per esaminare i voti e capire quali candidati ammettere. Il voto si terrà il venti marzo.
A gennaio era tornato nel Paese un altro importante personaggio del suo passato, Jean-Claude Duvalier, protagonista di uno dei capitoli più tristi e oscuri della storia di Haiti. Suo padre, Francois Duvalier, fu dittatore di Haiti dal 1957 fino alla sua morte, nel 1971. I suoi anni al potere sono ricordati per l’uso della violenza da parte della polizia segreta, per la tortura degli oppositori politici nei campi di prigionia e per un culto della personalità con pochi precedenti: il governo di Haiti faceva circolare volantini con l’immagine di Cristo che posava una mano sulla spalla di Duvalier, e la scritta “io l’ho scelto”. A lui successe proprio Jean-Claude Duvalier, suo figlio, all’epoca diciannovenne. Che fece qualche timida riforma ma sostanzialmente continuò a governare con lo stesso pugno del padre, finché nel 1986 una rivolta popolare non lo costrinse alla fuga e all’esilio.