Gli Stati Uniti vogliono un intervento sulla Libia
«La no-fly zone non basta», ha detto l'ambasciatore americano all'ONU Susan Rice
Gli Stati Uniti premono per un intervento militare sulla Libia. Ieri l’ambasciatore di Washington alle Nazioni Unite, Susan Rice, ha detto che la sola imposizione di una no-fly zone non è più sufficiente e che l’amministrazione Obama sta «lavorando sodo» per far passare una nuova risoluzione, che autorizzerebbe anche bombardamenti contro l’artiglieria pesante di Gheddafi. La decisione dell’ONU sulla nuova proposta sostenuta anche da Francia e Gran Bretagna è attesa per domani.
Il nuovo orientamento espresso ieri dalla Rice segna un netto cambiamento nella posizione degli Stati Uniti, che finora non si erano mai espressi così apertamente a favore di un intervento militare in Libia. «Siamo interessati a un ampio raggio di azioni che proteggeranno efficacemente i civili e aumenteranno la pressione sul regime di Gheddafi affinché fermi il massacro e permetta al popolo libico di esprimere liberamente e pacificamente i suoi desideri per il futuro», ha detto durante la conferenza stampa di ieri.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, era stato molto cauto finora sulla possibilità di imporre una no-fly zone, che il Pentagono aveva più volte definito l’equivalente di una dichiarazione di guerra. Ma il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha fatto sapere negli ultimi giorni che la situazione è cambiata dopo che la Lega Araba ha chiesto espressamente un intervento delle forze occidentali. «È stata una dichiarazione di importanza straordinaria», ha detto la Clinton.
Nel frattempo in Libia continuano i combattimenti tra esercito e insorti. Le forze di Gheddafi avanzano verso Bengasi, la città simbolo della rivolta contro il regime. Il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, a capo di uno dei battaglioni che nell’ultima settimana hanno guidato la controffensiva dell’esercito verso est, ha assicurato che la città tornerà sotto il controllo del governo entro 48 ore. Secondo gli ultimi aggiornamenti di Al Jazeera, i jet dell’esercito avrebbero iniziato a bombardare l’aeroporto di Benina, a soli dieci chilometri dalla città. Sul fronte occidentale si parla invece di sedici carri armati dell’esercito distrutti e ottanta militari di Gheddafi catturati ieri vicino a Misurata. Nelle ultime ore la televisione di stato libica aveva fatto sapere che la città era stata riconquistata, la notizia è appena stata smentita dai ribelli.