L’intervista di Silvio Berlusconi a Repubblica
L'intervista di Silvio Berlusconi a Repubblica
Oggi su Repubblica c’è un’intervista a Silvio Berlusconi. La firma Claudio Tito, che di solito scrive soprattutto retroscena, e in effetti è per metà intervista e per metà retroscena: prima descrive il clima a Palazzo Grazioli, l’oggetto dei colloqui nella residenza del premier, poi spiega che Berlusconi ha deciso di “offrire a Repubblica” il suo punto di vista sul caso Ruby e sul processo che lo riguarda, “con la mano sul cuore”. A un certo punto c’è pure un accenno alla “fidanzatina”, per chi fosse rimasto appeso al dubbio.
“So che siamo diversi. Siamo su opposte barriere. Ma vi parlo con la mano sul cuore. Questa volta seguo il mio istinto e voglio spiegare come stanno davvero le cose”. Chiuso a palazzo Grazioli legge le agenzie con le notizie che annunciano la chiusura delle indagini per il processo “Minetti-Fede-Mora”. I flash delle agenzie piombano sul tavolo di Silvio Berlusconi. E offrono il resoconto di quel che hanno riscontrato i magistrati di Milano. L’agenda serale del presidente del consiglio a quel punto cambia segno. La sua attenzione è catturata solo dalle carte dell’inchiesta. Decide di sfogarsi, anche con chi “si trova su sponde opposte”. E annuncia: “Andrò in tv a spiegare tutto e a difendermi. Andrò a tutte le udienze”.
A via del Plebiscito sono appena arrivati gli esponenti di “Forza Sud”, il partito costruito da Gianfranco Micciché in seno al Pdl. Poco prima avevano varcato la soglia di Via del Plebiscito Claudio Scajola e il “responsabile” Saverio Romano. Oggetto dei colloqui: il rimpasto che oggi dovrebbe portare al trasferimento di Galan ai Beni Culturali e alla nomina dello stesso Romano all’Agricoltura.
Ma per il Cavaliere, adesso, l’emergenza è un’altra. E decide di offrire a Repubblica la sua personale interpretazione di quelle notizie. Mette sul tavolo il suo impianto difensivo. È un fiume in piena. E anche quando cade la linea, richiama e riprende il discorso. “Mentre leggevo quelle agenzie – dice subito – non credevo ai miei occhi. Pensavo che fosse uno scherzo di Bonaiuti”.
I documenti dei pm, in realtà, non sono uno scherzo.
“Ma le pare possibile? È mai possibile che quelle cose rispondano al vero? Hanno messo in piazza 33 ragazze che passeranno il resto della loro vita con il marchio della prostituta. E invece erano ragazze che hanno avuto solo il torto di partecipare a cene con il presidente del consiglio in cui c’erano tre musicisti e 6 camerieri. Di questi sei camerieri, tre venivano da un’agenzia e quindi non erano miei dipendenti. Cene spensierate, eleganti. Le ragazze facevano quattro salti in discoteca. Da sole, perché a me non è mai piaciuto ballare. Niente di più. E ora vedo queste cose allucinanti”.