Il grande libro del rock (e non solo) – 15 marzo
Le storie del rock di oggi raccontate da Massimo Cotto
di Massimo Cotto
Massimo Cotto, giornalista, deejay e conduttore radiofonico, ha scritto un nuovo libro che è un calendario di storie del rock per ogni giorno dell’anno. Si chiama “Il grande libro del rock (e non solo)”, esce in libreria il 6 aprile per BUR Rizzoli e raccoglie un tesoro di notizie e informazioni che il Post anticipa ospitando in anteprima quelle relative ai giorni da oggi all’uscita del libro.
Eccoti una lezione che devi imparare / puoi perdere molto più di quanto speravi di trovare
Across The Borderline, Ry Cooder
1947 – nasce a Santa Monica Ry Cooder, grande costruttore e accaparratore di suoni, mago della chitarra slide, genio nel rivisitare le espressioni della musica etnica e tradizionale senza sussulti filologici, a suo agio dunque sia con la cosiddetta roots music (dal tex-mex al folk) sia nel rock e nelle colonne sonore, cui ha dedicato l’ultima parte della sua vita artistica. All’ottavo posto nella classifica dei migliori chitarristi di tutti i tempi stilata da «Rolling Stone», Cooder ha una carriera multiforme. Ha collaborato con i più grandi di sempre, compresi i Rolling Stones, da cui si è separato dopo una mai del tutto chiarita accusa di plagio a Keith Richards. Quattro Grammy, ha scritto storie infinite ma è passato alla storia per due colonne sonore: Buena Vista Social Club e Paris, Texas. Con la prima è stato artefice della rinascita della musica cubana e della quinta giovinezza di Compay Segundo e di altre glorie locali; con la seconda ha accompagnato la più spettacolare camminata solitaria del cinema, quella di Harry Dean Stanton che nei panni di Travis va alla ricerca delle radici di un impossibile amore. Non curioso il fatto che di entrambi i film il regista fosse Wim Wenders, uno che alla musica ha dato ben di più di una macchina da presa.
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Ogni volta che ti ricordo mi si annebbiano gli occhi e il cuore / ogni volta che ti ripenso vedo immagini al rallentatore
Niente passa invano, Massimo Bubola
1954 – nasce a Terrazzo, in provincia di Verona, Massimo Bubola, autore e cantautore, compagno di viaggio di Fabrizio De André, con cui ha scritto testi e musiche di tutte le canzoni di due album storici (Rimini e L’indiano) oltre all’appendice di Don Raffaè. Dalla penna di Massimo sono dunque usciti capolavori come Fiume Sand Creek, Andrea, Franziska, Sally, Rimini, Volta la carta, Coda di lupo, Hotel Supramonte oltre ad altri gioiellini come Il cielo d’Irlanda portata al successo da Fiorella Mannoia e ad altri brani cantati in prima persona. Ma non è solo per questo che Bubola merita un posto nel pantheon della musica italiana. Bubola è stato anche uno dei primi, forse il primo in queste dimensioni, a fare propria l’idea provocatoria di Allen Ginsberg, che diceva: «Perché non mettere la poesia in un jukebox?». Bubola ha inventato la letteratura rock, laddove prima di lui tutti si erano limitati ad applicare la letteratura al rock. Veneto di scorza dura, scorbutico, ma capace di grandi slanci, è dotato dal dio della musica di un talento onnivoro che fa di lui un esperto in diversi campi: produzione, scrittura, arrangiamento, elettrico e acustico, rock e folk, canzone d’autore ed etnico.
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Cosa c’è che non funziona, in questo mondo, mamma? Le persone vivono come non avessero una madre
Where Is The Love?, Black Eyed Peas
1975 – nasce, in un quartiere difficile di East Los Angeles, Will.i.am, rapper, produttore (tra i tanti che hanno beneficiato del suo lavoro cito Whitney Houston, Fergie, Michael Jackson, Sting), occasionalmente attore (ha debuttato in X-Men, le origini) nonché fondatore e mente illuminata dei Black Eyed Peas. Cresce senza mai conoscere suo padre, ma incoraggiato comunque dalla madre a cercare la sua strada senza mediazioni né paure, e a coltivare il lato artistico e musicale.
Ha sostenuto Obama durante la campagna presidenziale, mettendo in musica lo slogan Yes We Can e realizzando alcuni video con l’appoggio e la partecipazione di molte star, non solo della musica, come Scarlett Johansson e Jessica Alba.
Ha vinto sette Grammy ed è stato al centro di uno sgradevole episodio, rubricato come l’after-party incident di Toronto. Nel 2009 Will.i.am si trova insieme ai Black Eyed Peas al party dei MuchMusic Video Awards quando incontra un bizzarro personaggio che di cognome fa Lavandeira ma che si fa chiamare Perez Hilton. È un blogger nonché personaggio televisivo di pessima fama, perché ama il torbido e il gossip. Appena vede Will.i.am gli urla che è un finocchio; il manager dei Black Eyed Peas Polo Molina gli sferra un uppercut nell’occhio e la storia finisce sui giornali per mesi, tra rivendicazioni e accuse, e richieste di scuse da parte delle associazioni gay.
Pochi giorni dopo, Perez Hilton si renderà protagonista di un’altra follia: quando si sparge la voce dell’arresto cardiaco di Michael Jackson, lui scrive sul suo blog che è una palla colossale, un’invenzione per vendere più biglietti per il tour. Solo dopo la morte di Jacko, cancella il post, senza però mai scusarsi.
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Un bambino nasce / per diventare qualcuno che ama studiare / un altro nasce / per diventare qualcuno che vorresti solo bruciare
Family Affair, Sly & the Family Stone
1943 – nasce a Denton, nel Texas, Sly Stone, grande, bizzarro e policromo frontman degli Sly & the Family Stone, inventore di un gran melange che univa soul, funky, psichedelica e rhythm and blues. Cresce a Vallejo, nei dintorni di San Francisco, dove mostra un precocissimo talento musicale che gli consentirà, negli anni Settanta, di diventare uno dei padri del funk, insieme a James Brown e a George Clinton. Una sacra trimurti che rivoluzionò il concetto di black music, anche come veicolo sociale. Nei brani di Sly Stone, che spesso erano lunghe divagazioni sonore, epiche cavalcate dove si attraversavano campi e paesaggi diversi, l’aspetto di orgoglio e appartenenza non venivano mai meno, tanto che le Pantere Nere, a un certo punto, chiesero apertamente a Sly Stone di scrivere canzoni ancora più militanti, perché funzionavano meglio di qualsiasi comizio o manifestazione.
L’inizio della fine arrivò con lo spostamento a Los Angeles e quando Stone e gli altri membri del gruppo cominciarono a fare uso regolare di cocaina acuendo i contrasti interni. Sly era noto nell’ambiente per portare sempre con sé una custodia di violino piena di sostanze stupefacenti. Oggi vive come un recluso, in California, ma continua a registrare brani che, lui dice, prima o poi si deciderà a pubblicare. Le ultime immagini pubbliche di lui risalgono al 2005, quando accompagnò in moto la sorella Vet a un concerto dei Phunk Phamily Affair, la cover band di Sly & the Family Stone di cui faceva parte anche lei. Nel 2010 ha fatto causa al suo vecchio manager Jerry Goldstein. «Niente di personale» ha detto Sly, «mi accontenterei di cinquanta milioni di dollari di risarcimento.»