Gheddafi sta vincendo?
La controffensiva dell'esercito di Gheddafi è arrivata ad Ajdabiya, alle porte di Bengasi
La precipitosa tentazione del mondo a considerare il regime di Gheddafi ormai sconfitto dalle rivolte ha conosciuto una grande delusione negli ultimi giorni, con le sue successive vittorie militari sugli insorti. La controffensiva dell’esercito è già arrivata alle porte di Bengasi. Oggi l’assalto è contro Ajdabiya, appena 160 chilometri dalla roccaforte della rivolta contro il regime del colonnello. Negli ultimi giorni l’avanzata dell’esercito è stata inarrestabile: Ras Lanuf, Zawyia, Brega. Se anche Ajdabiya dovesse cadere con la stessa facilità, ai ribelli resterebbero ben poche speranze di vittoria.
Al Jazeera scrive che l’esercito ha iniziato a bombardare pesantemente Ajdabiya da questa mattina e che alcune bombe avrebbero colpito anche parte di un ospedale e di un accampamento militare. I ribelli continuano a soffrire del loro scarso equipaggiamento militare, del loro scarso addestramento e della mancanza di una leadership riconosciuta che ne coordini le manovre. Nel frattempo gran parte della popolazione fuggita ieri da Brega durante gli scontri si è accampata nelle aree desertiche circostanti rifugiandosi all’interno di tende improvvisate dove spesso mancano acqua, cibo e medicine.
L’ex ministro degli Interni di Gheddafi, il generale Abdel Fattah Younes, si è inaspettatamente presentato davanti ai giornalisti domenica sera a Bengasi e ha promesso una strenua difesa di Ajdabiya. Younes, che per anni era stato comandante delle forze speciali dell’esercito di Gheddafi e uno dei suoi alleati più vicini, aveva dato le dimissioni alla fine di febbraio per unirsi alla rivolta dell’opposizione. Ha detto di avere passato molti giorni in prima linea e ha riconosciuto che i ribelli hanno commesso un errore strategico fondamentale: sono avanzati troppo rapidamente e non hanno protetto i territori che avevano conquistato. Ma ha assicurato che la partita non è ancora persa e che le ritirate degli ultimi giorni sono parte di una strategia più complessa: «La guerra è questione di avanzate e ritirate tattiche. Quello che vogliamo fare è attirarlo in un’area dove possiamo combattere alla pari».
I paesi della Lega Araba hanno chiesto all’unanimità al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’imposizione della no-fly zone sopra la Libia. Ma finora questa possibilità ha incontrato forti resistenze alla NATO. La Libia è stata sospesa dalla Lega Araba e gli stati membri hanno dichiarato che il governo di Gheddafi ha perso ogni legittimità, ma i paesi arabi non hanno specificato chi debba concretamente agire per rendere operativa la no-fly zone e il ministro degli esteri dell’Oman ha dichiarato prima dell’incontro che un intervento occidentale non sarebbe gradito. Oggi a Parigi si terrà un nuovo incontro dei vertici delle Nazioni Unite e subito dopo il segretario di stato americano Hillary Clinton volerà in Tunisia e in Egitto.