L’ultima delusione di Bondi
Spuntano dei nuovi tagli al Fondo per lo spettacolo e il ministero protesta: "Siamo sgomenti e interdetti"
Della frustrazione di Sandro Bondi davanti alla scarsa considerazione del suo lavoro di ministro si è detto in abbondanza, in passato, e lo stesso ministro dei Beni Culturali si è lamentato più volte di aver ricevuto, oltre a una decisa opposizione da parte del centrosinistra, poca fiducia e a volte persino scherno da parte dello stesso centrodestra di cui fa parte. Si sa che Bondi ha presentato da tempo le dimissioni – lo ha detto lui stesso – e che sta a Berlusconi decidere quando accettarle. Ieri sera, intanto, abbiamo assistito all’ultima delusione del ministro Bondi. È venuto fuori che alcuni commi della legge finanziaria rimandano ad altrettanti provvedimenti del ministero dell’Economia che, in sostanza, tagliano ulteriormente il già decurtato Fondo unico per lo spettacolo. Il ministero ha diramato una nota piuttosto singolare, visto che polemizza col governo di cui è parte: “Siamo sgomenti e interdetti”. Così come è singolare che una misura del genere venga concordata all’insaputa del ministero interessato, che parla di “amara sorpresa”.
Un altro brutto colpo per la cultura e gli spettacoli in Italia. Dell’attuale stanziamento del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, già ridotto quest’anno a 258 milioni di euro, sono stati congelati altri 27 milioni. Lo prevedono alcuni commi della Finanziaria che rinviano a provvedimenti del ministero dell’Economia riguardanti eventuali scostamenti dagli introiti preventivati dalla vendita delle frequenze del digitale terrestre alle compagnie telefoniche. Un provvedimento che non piace al ministero dei Beni culturali: “Siamo sgomenti e interdetti”, si legge in una nota, “è un’amara sorpresa”.
I 27 milioni – secondo quanto si è appreso – non potranno comunque essere utilizzati fino alla fine dell’anno, anche qualora la vendita delle frequenze avesse buon esito. Quindi, di fatto, non potranno essere utilmente ripartiti fra le diverse voci del Fus. “Si tratta – aggiungono dal ministero dei Beni culturali – di un altro colpo alle risorse destinate alla cultura, che è difficile da spiegare e ancor più da accettare”.