Combattere i terroristi su YouTube
Anwar al-Awlaki è un leader di Al Qaida, il più noto predicatore del terrorismo online
Ieri il New York Times ha pubblicato un articolo che, nell’ampio dibattito sul ruolo di Internet per la promozione dei diritti umani, rappresenta probabilmente un argomento a favore di chi sostiene la neutralità del mezzo, che può favorire gli attivisti così come i dittatori e i terroristi. La storia è quella di Anwar al-Awlaki, un leader spirituale e terrorista musulmano soprannominato l'”Osama bin Laden di Internet” proprio per l’uso massiccio con cui si serve della Rete per diffondere la sua propaganda.
Anwar al-Awlaki è nato negli Stati Uniti da una famiglia yemenita. Ha trascorso parte dell’infanzia nel suo paese d’origine – dove il padre ricopriva il ruolo di ministro dell’Agricoltura – e ha fatto ritorno negli Stati Uniti per andare al college. In quegli anni si è avvicinato sempre di più alle dottrine fondamentaliste e ha iniziato a intrattenere rapporti con i principali gruppi terroristi islamici, al Qaida compresa. Molto probabilmente era al corrente dell’attacco alle Torri Gemelle, essendo il leader spirituale di due degli attentatori. L’uomo che viaggiava con dell’esplosivo sul volo partito da Amsterdam e diretto verso gli Stati Uniti il 25 dicembre del 2009 era un grande ammiratore di Awlaki, da cui fu reclutato e addestrato. Altri attentatori e terroristi hanno detto di essersi ispirati a lui: tra questi Faisal Shahzad, l’uomo che lo scorso maggio lasciò una macchina piena di esplosivo a Times Square; Roshonara Choudhry, la donna che accoltellò l’ex ministro britannico Timms; il maggiore americano Nidal Malik Hasan, autore della strage di Fort Hood. Al momento Anwar al-Awlaki si nasconde da qualche parte nello Yemen.
Awlaki ha una pagina Facebook, un blog e centinaia di suoi video sono visibili su YouTube. In alcuni filmati si limita a spiegare il Corano e a dare consigli spirituali, in altri accusa gli Stati Uniti di combattere una guerra contro l’Islam, mette in guardia i musulmani contro gli infedeli (cioè tutti quelli che non sono musulmani), loda gli attacchi terroristici ai danni degli Stati Uniti e spiega perché è legittimo e doveroso uccidere i civili americani. I video disponibili sono sia in inglese che in arabo con sottotitoli in inglese. Sono stati pubblicati centinaia di volte su YouTube e sono stati visti migliaia di volte. Un anno fa il Congresso degli Stati Uniti ha chiesto a YouTube di rimuovere i video di Awlaki che incitano al terrorismo e a novembre YouTube ha fatto sapere che avrebbe esaudito la richiesta. In realtà da allora non è cambiato quasi nulla.
I dirigenti del sito hanno spiegato che la policy di YouTube proibisce i video che incitano alla violenza e all’odio, che spiegano come fabbricare armi e che diffondono messaggi di organizzazioni terroristiche. La quantità di video caricati ogni giorno però è tale da rendere impossibile una supervisione. Per questo YouTube si affida ai suoi utenti per vigilare il contenuto dei video: questi possono segnalare i filmati che ritengono inadeguati specificandone la ragione. A quel punto le persone incaricate di visionare i video controllano i filmati segnalati e rimuovono quelli che violano la policy di YouTube. Il procedimento può richiedere diverso tempo, dato il numero dei video, e certo non è capillare.
YouTube non ha mai fatto sapere il numero dei revisori di cui si serve, quale percentuale di video viene controllata e quanti video sono stati rimossi, compresi quelli che riguardano Awlaki. Negli ultimi tempi è stato più volte criticato per non aver fatto nulla di concreto per rimuovere i video di Awlaki. Probabilmente gli unici che possono fare qualcosa sono gli utenti stessi. Alcuni attivisti hanno si sono organizzati e hanno iniziato a cercare e segnalare i video su YouTube che promuovono la jihad. Hanno anche aperto un sito internet in cui riportano il link e la descrizione dei filmati che hanno fatto rimuovere e invitano altri utenti a seguire il loro esempio.