E siamo di nuovo a Berlusconi contro Fini
La maggioranza chiede al Presidente della Camera di avviare le pratiche istituzionali per spostare il processo da Milano
Il percorso che sta seguendo la difesa “politica” di Silvio Berlusconi nei confronti del processo di Milano sul caso Ruby è quello previsto, ma non per questo meno velenoso. Ieri i capigruppo di Pdl, Lega e “Responsabili” (Cicchitto, Reguzzoni e Sardelli), hanno fatto arrivare una lettera al Presidente della Camera Fini in cui chiedono che sia sollevato il “conflitto di attribuzione” suelle accuse nei confronti del PresdelCons.
L’obiettivo è ancora quello di sottrarre il processo alla procura di Milano e ottenere che sia consegnato al Tribunale dei Ministri. Perché questo accada, la maggioranza chiede quindi ora a Fini di far decidere il parlamento e poi la Corte Costituzionale. Ovvero, a ritroso, che la Corte Costituzionale decida sul conflitto (e nelle intenzioni dei propositori decida a favore dell’intervento del Tribunale dei Ministri) dopo che la Camera avrà votato sull’intervento della Corte (e nelle intenzioni e nei numeri dei propositori abbia votato a favore), dopo che Fini lo abbia richiesto (ma può non farlo, ci sono dei precedenti), dopo che la Giunta per le Autorizzazioni della Camera avrà dato il suo parere (non vincolante per il voto in aula), dopo che Fini avrà affidato la questione alla Giunta.
E tutto questo iter non interrompe intanto lo svolgimento del processo milanese.
La lettera dei tre capigruppo è ricca di contestazioni di diverso genere, da quelle sull’attribuzione istituzionale del caso a quelle nel merito della conduzione dell’inchiesta da parte dei giudici milanesi e dei fatti contestati, e contiene venti pagine di allegati. La richiesta non sottrae per il momento Berlusconi al processo di Milano, ma sul piano politico crea un nuovo fronte di battaglia nella guerra tra Berlusconi e Fini, e mette il secondo in condizione di ancor più precario equilibrio tra i suoi due ruoli di garante e oppositore del governo. L’ufficio di presidenza (19 membri, con la maggioranza in minoranza 8 a 10, Fini non vota) ha fatto sapere che valuterà con attenzione la richiesta. Ma dalla maggioranza la lettera viene spiegata esplicitamente come una richiesta di “dimostrazione di obiettività” da parte di Fini, mentre dall’altra parte le parole usate dal finiano Lo Presti (nella Giunta per le Autorizzazioni) sembrano simmetricamente bellicose.
L’iniziativa di ieri, come elenca Massimo Franco sulla prima pagina del Corriere di oggi, è insomma una provocazione per tre avversari di Berlusconi: Fini, i giudici di Milano, e la Corte Costituzionale con cui c’è ormai una solida ruggine (ieri il Presidente De Siervo ha di nuovo polemizzato con le accuse di “comunismo” mosse dal PresdelCons alla Corte).