Bondi si dimetterà, dice

Il ministro scrive al Giornale che se dipendesse da lui se ne sarebbe già andato

Del cosiddetto “psicodramma” di Sandro Bondi si è già parlato, anche sul Post. Meno di un mese fa Mattia Feltri sulla Stampa parlava di “strazio” e “squasso psicologico” da parte del ministro, colpito e ferito dalle critiche dell’opposizione e dalla mancanza di fiducia da parte della maggioranza. Argomenti di cui torna a lamentarsi oggi in una lettera al Giornale in cui dice esplicitamente che lui dei Beni Culturali non vuole occuparsene più, che non vuole farlo ormai da tempo, che Berlusconi lo sa e aspetta il momento opportuno per ufficializzare la cosa.

Egregio direttore, constato che dalla sinistra alla de­stra di Marcello Veneziani la sod­disfazione per le mie dimissioni è unanime. Stiano sereni, presto li accontenterò. Mi permetta, però, di rispondere bre­vemente a Marcello Veneziani e poi spie­gare il perché delle mie dimissioni. Al­l’editorialista del suo quotidiano vorrei dire che non pretendo certo di avere il consenso di tutti, dunque ancor meno il suo che dichiara esplicitamente di non avermi mai apprezzato come ministro né come politico. E questo sinceramen­te potrebbe essere un complimento per me.

La decisione di dimettermi è innanzi­tutto una piena e consapevole scelta di vita maturata in secondo luogo dalle difficoltà incon­trate. Ho accettato l’incarico di ministro della Cultura per­ché convinto che su questo terreno si giocava una parti­ta importante se non decisi­va dell’identità del centro­destra e della sua capacità di dialogare con tutti gli uo­mini di cultura. In questo ruolo posso avere fatto degli errori, ma ho realizzato delle riforme im­portanti e ho imposto una linea alternati­va, in senso compiutamente liberale e riformatore, alla politica culturale della sinistra. Purtroppo in que­sto sforzo non sono stato so­stenuto con la necessaria consapevolezza dalla stes­sa maggioranza di governo e da quei colleghi che avreb­bero potuto imprimere in­sieme a me una svolta nel modo di concepire il rap­porto fra stato e cultura in Italia.

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