Una domenica a Pechino
Una passeggiata nella via centrale della città a verificare se ci sono davvero nuove proteste
L’inviato di China Files è andato a dare un’occhiata alle dimostrazioni organizzate domenica a Pechino in un tentativo di contestazione del regime che è molto tenuto d’occhio dai media internazionali ma che appare ancora più tenuto a bada dalle autorità cinesi.
Indeciso fino all’ultimo, alla fine sono andato anche io a dare un occhio in via Wangfujing, cuore commerciale di Pechino, a pochi passi dalla più nota piazza Tiananmen. Questo il posto designato nella capitale cinese per la supposta rivoluzione del gelsomino in Cina. Domenica pomeriggio, ore 14.00, di fronte al McDonald’s.
Alle 13.15 calma piatta, molte persone a passeggio, agenti in divisa ai lati della strada, due pastori tedeschi con museruola e la temperatura che gironzola intorno agli zero gradi. Piano piano la via si è riempita di persone, in gran parte agenti in borghese. Diversi stranieri, molti armati di macchina fotografica, tutti lì e probabilmente non a caso.
Intorno alle 14.00 un po’ di tensione è salita, gli agenti (in divisa e non) cercavano di bloccare l’accesso in via Wangfujing ai passanti, specie a quelli con macchina fotografica in bella vista. Proviamo ad entrare da una via laterale, osserviamo una ragazza cinese portata via da un poliziotto, poi un tipo in borghese che teneva ferma un’altra ragazza cinese; quando le siamo passati accanto la tipa ha detto ad alta voce “They took my passport!”. Lo vedo amica mia, ma non credo di poter far molto.
Qualche passo più in giù è toccato a noi: un agente mi piomba addosso, spinge via me e due stranieri che erano con me, in inglese stentato ci dice di far silenzio e andarcene via perché non si può entrare a Wangfujing. Facciamo il giro e rientriamo da un’altra via laterale, siamo nei pressi del McDonald’s, aria tesa ma sembrava più una partita di massa a guardie e ladri, una specie di nascondino. Agenti superagitati a controllare il traffico dei pedoni, alcuni stranieri fermati mostrano il passaporto, la stragrande maggioranza della gente fa finta di niente e osserva incuriosita nella speranza che “qualcosa” accada.
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