Cercasi mercenari
Foreign Policy spiega come funziona il mercato dei soldati a pagamento
È noto che durante le violente repressioni delle ultime settimane il governo di Gheddafi si sia servito in abbondanza di mercenari. Alcuni manifestanti hanno catturato diversi soldati stranieri: per la maggior parte sono neri, parlano francese e indossano dei copricapo gialli. Sembra che provengano dal Ciad, dalla Repubblica democratica del Congo, dal Niger, dal Mali, dal Sudan e dall’Europa orientale. Joshua Keating su Foreign Policy racconta come si fa ad assumere dei soldati a pagamento.
La cosa fondamentale, spiega Keating, è avere le amicizie giuste. Al Jazeera ha raccontato che almeno in Guinea e in Nigeria sono circolati diversi annunci che offrivano duemila dollari per chi si fosse arruolato in difesa di Gheddafi. Cercare questo tipo di manodopera nei paesi dell’Africa occidentale è la strada più semplice: le recenti guerre in Guinea, Sierra Leone, Liberia e Costa d’Avorio hanno reso necessario un rifornimento costante di soldati che poi, a guerra finita, non sono riusciti a reinserirsi nella società civile e che si mantengono combattendo in cambio di denaro. La guerra civile in Sierra Leone si è alimentata per anni grazie all’impiego di mercenari, che venivano pagati in diamanti. L’ONU ha affermato che negli scorsi mesi il presidente ivoriano Laurent Gbagbo ha pagato dei soldati provenienti dalla Liberia per proteggersi, dopo aver cercato di ribaltare i risultati elettorali e sconfiggere Alassane Ouattara, il presidente legittimamente eletto. La politica estera della Libia, infatti, negli ultimi anni ha avuto due facce: da una parte quella delle amicizie e delle pacche sulle spalle con i leader delle democrazie occidentali, da Berlusconi a Sarkozy, dall’altra il sostegno economico riservato a molti efferati regimi africani. Tutti rapporti che gli sono tornati utili in questa fase di confusione.
L’impiego di mercenari per risolvere i conflitti, siano questi interni o esterni, non è una novità recente, e le ragioni sono evidenti. Innanzitutto, assumere dei soldati per un compito preciso e ben definito è meno costoso di mantenere un esercito fisso, che ha costi e necessità anche se inattivo, anche in tempo di pace. Inoltre, nel caso di rivolte interne i mercenari sono una garanzia: non c’è il rischio che si uniscano ai ribelli – come hanno fatto per esempio molti soldati libici nelle recenti proteste – o che si rifiutino di sparare ai civili. D’altra parte, però, non si può contare ciecamente sulla loro lealtà: possono essere comprati facilmente e possono dedicarsi a razzie e saccheggi anziché portare avanti la missione che gli è stata affidata. Inoltre l’impiego di soldati stranieri disposti a sparare senza scrupoli sulla folla può aumentare le diserzioni tra i soldati, come dimostrano i recenti fatti in Libia, e accelerare la dissoluzione dell’esercito. Molti soldati e poliziotti libici, infatti, si sono indignati perché il governo ha pagato degli stranieri per uccidere i loro stessi cittadini.
In questo momento la nazione al mondo che utilizza più soldati a pagamento sono gli Stati Uniti. Si è discusso molto negli ultimi anni del ricorso eccessivo dell’esercito statunitense nei cosiddetti contractors, le società di sicurezza militare privata, e delle controversie che questo comporta nelle assunzioni di responsabilità da parte dei vertici dell’esercito. Bisogna dire però che queste società non hanno nulla a che vedere coi mercenari assunti da Gheddafi. Si tratta di professionisti che hanno il dovere di seguire le leggi dei paesi che li hanno assunti e quelle dei luoghi in cui si trovano a operare. Inoltre, quasi mai vengono assunti per combattere, e di solito forniscono un altro genere di servizi, dall’addestramento di altri soldati alle operazioni di vigilanza. I mercenari di Gheddafi hanno partecipato a sanguinose guerre civili, non si interessano al rispetto delle leggi internazionali e sono assunti proprio perché pronti a eseguire le operazioni più cruente e feroci.
foto: DESIREY MINKOH/AFP/Getty Images