Si può misurare la scuola?
Andrea Ichino difende le prove Invalsi e il progetto di capire attraverso i test anche le qualità degli insegnanti
Sul Sole 24 Ore Andrea Ichino fa un bilancio del percorso delle prove Invalsi per la valutazione dei risultati scolastici, tra successi e necessità di perfezionamento, e difende dagli attacchi di molti docenti la possibilità di valutare attraverso i test anche le qualità degli insegnanti.
Nel panorama un po’ deprimente della scuola italiana, ci sono ancora, qua e là, istituzioni certosine che, con pochissime risorse, riescono a far fare passi avanti al Paese. Una di queste è l’Invalsi, ossia l’ente pubblico a cui, tra vari compiti, è affidato quello di misurare in modo standardizzato quanto gli studenti italiani apprendono nelle scuole di ogni ordine e grado. In altri paesi misurazioni analoghe forniscono da tempo informazioni essenziali per poter confrontare studenti provenienti da classi diverse.
Quando l’Invalsi completerà il suo lavoro anche per le scuole superiori, le università avranno uno strumento in più per decidere meglio chi ammettere ai loro corsi di laurea (e analogamente le imprese per decidere chi assumere). Attualmente è impossibile confrontare i voti di maturità di scuole diverse. Proprio questi test (nella versione internazionale Ocse-Pisa) ci hanno fatto capire quanto sospetto sia il primato calabrese di promozioni e “100 con lode”, dato che, quando la prova è uguale per tutti e uniformemente valutata, gli studenti del sud risultano molto lontani dalla media europea. I veneti invece, che hanno ottimi risultati in questi test, conseguono voti inferiori nell’esame di maturità nostrano.
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