«Il trattato tra Italia e Libia è sospeso»
Lo dice La Russa e secondo Berlusconi Gheddafi ha perso il controllo del paese
18.30 – Ricapitoliamo brevemente. Anche oggi in numerose città della Libia ci sono state manifestazioni per chiedere la fine del regime di Muammar Gheddafi. Le notizie meno certe arrivano da Tripoli, dove le autorità rendono complicata la diffusione delle informazioni. Alcune parti della città sono sotto il controllo dei manifestanti, ma la zona centrale della capitale è ancora controllata dagli uomini di Gheddafi e dai suoi sostenitori, che pattugliano i quartieri armati dal regime.
Molti paesi esteri stanno coordinando gli sforzi per consentire ai loro cittadini ancora in Libia di fuggire dal paese, dove non ci sono più sufficienti condizioni di sicurezza. Intanto, il Consiglio di sicurezza dell’ONU si è riunito per analizzare il problema e valutare nuove sanzioni contro il regime di Gheddafi, come proposto da Stati Uniti e numerosi paesi europei. Non tutti sono però concordi sulla linea delle sanzioni. La Turchia, per esempio, ritiene che i provvedimenti contro il regime potrebbero colpire anche la popolazione, già in difficoltà a causa della sostanziale interruzione della catena dei rifornimenti alimentari in diverse aree del paese.
Aggiornamento delle 14.40
Mentre continuano le manifestazioni, a Tripoli la popolazione è terrorizzata e rimane chiusa in casa per evitare rappresaglie da parte dei sostenitori del regime. Questi sarebbero stati armati dagli stessi uomini di Gheddafi per contrastare con la violenza i manifestanti, come racconta Associated Press.
Un impresario di una quarantina di anni dice di aver visto i sostenitori di Gheddafi mentre entravano in una delle sedi del Comitato Rivoluzionario del regime per uscirne poco dopo armati. Dice che il regime sta offrendo un’auto e del denaro a ogni sostenitore che porta con sé tre persone per sostenere la causa della dittatura. […] Altri abitanti hanno detto di aver visto alcuni camioncini pieni di civili armati con fucili automatici intenti a pattugliare i quartieri della città. Molti di questi sono giovani, anche adolescenti, e indossano qualcosa di verde per mostrare di essere a favore del regime.
Aggiornamento delle 13.00
Da alcune ore le manifestazioni sono riprese in molte città della Libia, Tripoli compresa. Le notizie sono però frammentarie e non è chiaro quali aree della capitale siano ora sotto il controllo dei manifestanti. Associated Press ha sentito alcuni abitanti di Tripoli, che dicono di aver visto diversi camion e furgoncini di sostenitori di Gheddafi intenti a pattugliare le strade. Il regime avrebbe dato a queste squadre di sostenitori armi e altre risorse per sorvegliare la città e contrastare con la violenza chi protesta. Questa decisione segue le parole di ieri di Gheddafi, che in piazza Verde aveva chiesto ai propri sostenitori di combattere i manifestanti.
Intanto gli stati esteri continuano a darsi da fare per evacuare i propri cittadini ancora in Libia. La situazione nel paese è sempre più instabile e il consiglio è quello di abbandonare quanto prima i territori libici. Entro domani gli Italiani ancora in Libia dovrebbero essere tutti rimpatriati.
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha da poco confermato che il trattato di amicizia tra Italia e Libia è stato di fatto sospeso. Appena due giorni fa, La Russa aveva detto di non aver alcun dubbio sulla durata del trattato tra i due paesi. «Il trattato c’è, il problema è la sua applicazione» aveva dichiarato all’Ansa. Intervenendo al congresso del Partito Repubblicano, Silvio Berlusconi ha detto che «pare che Gheddafi non controlli più la situazione».
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Mentre in molte città della Libia continuano le manifestazioni contro il regime di Muammar Gheddafi, gli Stati Uniti hanno deciso di avviare le prime sanzioni nei confronti del paese in seguito alle ultime giornate di durissima e violenta repressione delle proteste. Il presidente Barack Obama, di cui in questi giorni era stata criticata una mancanza di decisione nell’intervenire, ha firmato un ordine esecutivo [pdf] per bloccare proprietà e transazioni all’estero riconducibili alla Libia. Il provvedimento interessa direttamente le attività finanziarie di Gheddafi e del suo più stretto entourage. Soluzioni analoghe saranno probabilmente assunte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che si riunirà oggi alle cinque del pomeriggio e che ieri ha raggiunto un primo accordo su un documento condiviso. Nel frattempo Nicola Sarkozy ha reso la Francia il primo grande stato a chiedere a Gheddafi di dimettersi.
Ieri a Tripoli le manifestazioni di piazza sono state represse con la violenza dalle forze dell’ordine. Le scelte del regime di Gheddafi sono state duramente condannate da Obama:
Le continue violazioni dei diritti umani da parte del governo Libico, il trattamento brutale della popolazione e le oltraggiose minacce hanno giustamente stimolato una forte e diffusa condanna della comunità internazionale. Queste sanzioni colpiscono il governo di Gheddafi, e al tempo stesso proteggono i beni che appartengono al popolo della Libia.
Ibrahim Dabbashi, già ambasciatore presso l’ONU della Libia, ha definito Gheddafi un “pazzo” nel corso di una conferenza stampa organizzata all’ultimo minuto a New York. Secondo il diplomatico, a Tripoli potrebbero esserci ancora migliaia di vittime nel corso dei prossimi giorni perché il leader Libico è determinato a lottare fino alle fine, a qualsiasi costo. E le conferme su questa folle determinazione sono arrivate anche ieri dallo stesso Gheddafi, che si è presentato in piazza Verde a Tripoli per parlare ai propri sostenitori e ricordare che «Le persone che non mi vogliono non meritano di vivere».
Dopo giorni di proteste la Libia inizia a essere spaccata in due, con buona parte delle città a oriente sotto il controllo dei manifestanti sostenuti da alcune unità dell’esercito, che hanno deciso di abbandonare il regime. Diverse migliaia di libici hanno scelto la vita della fuga, abbandonando il paese. Si stima che nelle ultime ore almeno 22mila persone abbiano cercato rifugio in Tunisia e almeno 15mila in Egitto.
Secondo il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, il numero di rifugiati potrebbe aumentare sensibilmente nel corso dei prossimi giorni. Il primo responsabile delle Nazioni Unite ha invitato i governi dei paesi confinanti e di quelli europei a non chiudere i confini, consentendo così una valvola di sfogo per i flussi migratori di questi giorni di emergenza. Per la Libia il problema è anche di approvvigionamento dei beni di prima necessità come cibo e acqua. Lo stato in cui versa il paese ha compromesso la distribuzione e secondo il Programma alimentare mondiale dell’ONU l’intera catena distributiva potrebbe collassare, aggravando la crisi in Libia.