L’Italia divisa, tra est e ovest
Marco Belpoliti sulla divisione dell'Italia meno citata, per la nuova rivista online Doppiozero
Sotto la direzione di Marco Belpoliti e Stefano Chiodi alcuni giornalisti e intellettuali hanno creato una nuova rivista online (“siamo un gruppo di autori, editori, studiosi, critici e non solo, che ha a cuore le sorti della cultura e dell’editoria, un gruppo di lavoro, ma anche una redazione e un sito web”) che si chiama Doppiozero e che ha esordito occupandosi con grande ricchezza di contributi della famigerata identità italiana e dell’analisi sullo stato del paese. Belpoliti ha scritto oggi della meno studiata divisione geografica della penisola.
Anni fa, quando il problema della comunicazione tra nord e sud del paese era all’ordine del giorno, e ancora non si parlava di Grandi opere, si era aperta una discussione sulla “variante di valico” dell’Autostrada del Sole tra Bologna e Firenze. Negli stessi mesi veniva pubblicato un libro in due volumi in cui erano raccolti gli studi sul mutamento del territorio italiano: Le forme del territorio italiano, curato da Alberto Clementi, Giuseppe Dematteis e Pier Carlo Palermo, promosso dal Ministero dei Lavori pubblici e edito da Laterza (Temi e immagini del mutamento, vol. I; Ambienti insediativi e contesti locali, vol. II). La prima cosa che colpiva in questa ricerca era una considerazione sull’aspetto fisico del nostro Paese.
Per quanto l’immagine dell’Italia domini nelle aule scolastiche, e quella dello stivale sia la figura più impressa nella memoria collettiva degli italiani, gran parte della stampa continuava allora a parlare di strozzatura tra Nord e Sud, e altre cose del genere, ignorando una fondamentale questione, quella, per dirla con il titolo dello scritto di Franco Purini, architetto romano e saggista, compreso nel volume, dell’Appennino che a Bologna «passa da destra a sinistra».
Il nostro Paese – lo Stivale, per intenderci – non è infatti allineato lungo un asse verticale nord sud, ma inclina verso ovest, tanto che, osservando la linea dei paralleli, Imperia è all’altezza di Pesaro e Cuneo a quella di Ravenna. La lunga catena appenninica innerva l’Italia creando, come si legge in tutti i libri di geografia, una netta separazione, non tra Nord e Sud, ma tra versante tirrenico e versante adriatico. Questa simmetria, scrive Purini, è talmente forte da produrre una vera e propria identità osteologica che aiuta a definire la chiarezza e la permanenza della sua immagine mentale.
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