Cellulari e cervello, ancora
Una nuova ricerca dice che l'attività cerebrale cresce in prossimità delle antenne dei telefonini
L’uso del telefono cellulare fa aumentare l’attività cerebrale nelle aree della testa che si trovano in prossimità dell’antenna del telefonino. In una ricerca scientifica da poco pubblicata sul Journal of the American Medical Association, Nora Volkow e il suo gruppo di ricerca sostengono di aver dimostrato per la prima volta che le radiazioni emesse dai cellulari possono influenzare il comportamento di alcune cellule cerebrali, anche se al momento non è ancora chiaro se questo processo possa portare a rischi effettivi per la salute di chi usa i telefonini.
L’esito della ricerca riporta a galla ancora una volta l’annosa questione dei possibili pericoli causati dai cellulari. Uno studio pubblicato a fine gennaio in Gran Bretagna aveva escluso che questi dispositivi potessero aumentare le probabilità di ammalarsi di cancro al cervello. Ma le ricerche scientifiche sulla pericolosità dei cellulari hanno portato negli anni a risultati molto diversi e spesso in contrasto tra loro, come ricordano sul Wall Street Journal.
La più grande preoccupazione è che le radiazioni dai telefoni cellulari possano causare mutazioni nel DNA o cambiamenti nei processi chimici del cervello, portando a forme tumorali o problemi cognitivi. Ma a oggi non c’è alcuna prova sul fatto che la frequenza delle onde radio emesse dai cellulari siano potenti a sufficienza da causare questi cambiamenti.
La ricerca cui ha partecipato Nora Volkow è stata realizzata dai ricercatori dei National Institutes of Health di Bethesda e dal Brookhaven National Laboratory di New York. Il gruppo di ricerca ha misurato la quantità di zuccheri utilizzata dal cervello di 47 volontari per valutare l’attività delle loro cellule cerebrali. Le analisi sono state realizzate dopo che ai soggetti erano stati applicati due telefoni cellulari, uno per orecchio, per cinquanta minuti in due differenti sessioni. Nella prima, nessuno dei due telefoni era acceso, mentre nella seconda il telefono applicato all’orecchio destro era attivo ma con l’altoparlante disattivato così da non far sapere ai soggetti se fosse o meno in funzione e non condizionare l’esito dell’esperimento.
Gli esperimenti hanno consentito di scoprire che alcune aree del cervello in prossimità dell’antenna del cellulare diventano molto più attive quando il telefonino trasmette, anche se chi lo sta utilizzando non sta partecipando attivamente alla conversazione. L’aumento dell’attività delle aree identificate dai ricercatori è stato pari a circa il 10% rispetto ai test condotti “a riposo” con entrambi i cellulari disattivati.
Lo studio da poco pubblicato è il primo a rilevare con relativa affidabilità un aumento dell’attività cerebrale nelle aree in prossimità dell’antenna dei cellulari, ma c’è da dire che già in passato alcuni ricercatori erano giunti a conclusioni simili utilizzando altre vie. Una ricerca condotta in Svizzera e basata sulla misurazione del flusso sanguigno nelle aree del cervello più vicine all’antenna del cellulare aveva messo in evidenza un maggiore afflusso di sangue, indice di una attività cerebrale più intensa.
La nuova scoperta, tengono a precisare i ricercatori, non ci dice che i cellulari sono pericolosi per la salute, ma semplicemente che le loro onde radio potrebbero essere alla base di una maggiore stimolazione di alcune aree del nostro cervello. I potenziali rischi per la salute potranno essere valutati solo nel lungo periodo. Gli studi fino a ora condotti su base statistica, valutando gli effetti dei cellulari sulla salute di chi li ha utilizzati negli ultimi 20 anni, hanno per ora portato a concludere che i telefonini non sono dannosi e non hanno causato un aumento dei casi di tumore cerebrale.