L’estinzione dei salmoni scozzesi
La Scozia ha firmato un accordo con la Cina per diventare il suo principale fornitore di salmone
Il salmone scozzese rischia l’estinzione per colpa della Cina, dicono gli ambientalisti britannici. La Scozia ha recentemente firmato un accordo con la Cina per diventare il suo principale fornitore di salmone, ma a quanto pare ne ha sottovalutato le conseguenze ambientali e ora il governo è in difficoltà.
Dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace al dissidente cinese Lui Xiaobo, Pechino ha deciso di boicottare le importazioni di salmone dalla Norvegia e ha chiesto alla Scozia di diventare il suo nuovo partner commerciale. Il primo ministro scozzese Alex Salmond ha annunciato trionfalmente l’accordo a metà gennaio: «Se anche solo l’uno percento della popolazione cinese decide di mangiare salmone scozzese, significa che la nostra produzione dovrà raddoppiare». Per suggellare l’accordo, Pechino ha dato in prestito per dieci anni allo zoo di Edimburgo due panda giganti.
Gli ambientalisti dicono che raddoppiare la produzione di salmone da allevamento avrà conseguenze drammatiche per la sopravvivenza della specie in mare. Il direttore della rivista Trout & Salmon, Andrew Flitcroft, ha spiegato perché sul Guardian.
Le gabbie in cui i salmoni d’allevamento vengono cresciuti nelle acque di mare sono terreno fertile per alcuni parassiti che si nutrono dei tessuti e del sangue dei pesci. Gli allevatori combattono i parassiti ricorrendo a massicce dosi di sostanze chimiche, che consentono ai salmoni di sopravvivere. I giovani salmoni invece, che ogni anno migrano dai fiumi verso il mare, non possiedono le difese immunitarie sufficienti per proteggersi dall’attacco di un numero di parassiti più alto della norma. Fragili e indifesi, attraversano proprio le acque vicine alle gabbie dei salmoni d’allevamento, che vengono messe apposta in prossimità della loro rotta migratoria, e vengono attaccati da concentrazioni elevatissime e innaturali di parassiti. L’attacco di più di dieci parassiti è quasi sempre fatale. Il pesce viene letteralmente mangiato vivo, anche se la morte di solito sopravviene per infezioni secondarie causate dalle ferite. Questa è la calamità ambientale che l’industria dell’allevamento del salmone e il governo scozzese si ostinano a negare.
Gli ambientalisti spiegano che anche il Directorate for Nature Management in Norvegia – l’equivalente dello Scottisch Natural Heritage – ha chiesto al governo di ridurre del 50 percento la produzione di salmoni di allevamento proprio perché per il secondo anno consecutivo il numero dei parassiti presenti all’interno di ogni gabbia ha superato i limiti previsti per legge. Ma il governo scozzese sostiene di avere fatto tutti gli accertamenti necessari prima di siglare l’accordo con la Cina. «Queste sono solo congetture di persone male informate», ha detto un portavoce del governo al Guardian «abbiamo preso tutte le misure necessarie per tutelare i nostri salmoni selvaggi. Il numero di salmoni selvaggi ha iniziato a diminuire da cinquant’anni e non ha a che fare con l’uso di pesticidi ma con un declino naturale che è stato osservato su entrambe le sponde dell’Atlantico». La richiesta di salmone del mercato cinese è stimata intorno alle diecimila tonnellate all’anno: il 150 percento in più dell’attuale produzione scozzese.