Cos’è la storia di “Affittopoli”
L'ennesima vicenda di affitti a prezzi vantaggiosi e persone molto poco bisognose
Da giorni le pagine dei giornali, soprattutto quelle della cronaca di Milano, sono invase dall’ennesimo “scandalo” politico descritto con l’ennesimo neologismo che finisce in -poli, come Tangentopoli, Vallettopoli, Bancopoli, Calciopoli, Parentopoli, eccetera eccetera. Stavolta il neologismo è “Affittopoli”, già utilizzato altre volte in passato per storie simili a questa. Il tema è sempre lo stesso: affitti a prezzi molto favorevoli offerti a personaggi tutt’altro che bisognosi, spesso orbitanti intorno alla politica locale.
Di cosa parliamo
A Milano il Comune, il Policlinico e il Pio Albergo Trivulzio – tra un po’ vi spieghiamo cos’è – possiedono un patrimonio di 3700 case, negozi, locali gestiti in modo poco trasparente. Da settimane i giornali pubblicavano racconti di affitti ridicoli pagati per immobili che, per dimensione e collocazione, sul mercato avrebbero comportato rette doppie o triple. Quattro stanze vista Duomo a 450 euro al mese, quando sul mercato con 450 euro si affitta, forse, un monolocale sgangherato fuori città. Settanta metri quadri in via Bagutta, a due passi da via Monte Napoleone, a 330 euro al mese. Non solo: poca chiarezza nei criteri per l’assegnazione di questi appartamenti, voci su bandi “riservati”, racconti di facoltosi professionisti subentrati ad affitti vantaggiosi sottoscritti da genitori e parenti vari.
Il Pio Albergo Trivulzio
Il Pio Albergo Trivulzio nasce come ospizio per anziani, a Milano, fondato nel Settecento da un nobile – Tolomeo Trivulzio, appunto – che decise di donare il suo intero patrimonio alla fondazione di un ospizio per anziani poveri. Nel Novecento il Pio Albergo Trivulzio è diventato un ente che gestisce moltissimi immobili, il cui nome ufficiale è infatti Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio. Ora, il Pio Albergo Trivulzio ha conosciuto il suo momento di maggiore notorietà nel 1992: in particolare quando il suo presidente, Mario Chiesa, viene colto in flagrante mentre intasca una tangente da sette milioni di lire. Su di lui indaga un pm della procura di Milano, Antonio Di Pietro. È l’inizio di Tangentopoli.
A chi vanno le case
Il Comune quindi nei giorni scorsi ha chiesto al Trivulzio di rendere noti i nomi degli inquilini e criteri di assegnazione dei 1400 appartamenti proprietà dell’ente. A un certo punto Fabio Nitti, direttore generale del Trivulzio, viene chiamato a relazionare davanti alla commissione casa del Comune. La riunione si tiene a porte chiuse, come richiesto dallo stesso Trivulzio, ma alcuni consiglieri raccontano alcune delle parole di Nitti, che avrebbe detto che il Trivulzio dà le case «a chi ha più soldi». La consigliera comunale Ciabò, presidente della commissione, ha detto che «il criterio del massimo reddito è assurdo, e crederci non è facile. La verità potrebbe essere peggiore, ossia che le case vadano agli amici, senza tanti criteri. Vogliamo vederci chiaro». Poi arriva la smentita degli avvocati del Trivulzio, che dicono che il reddito non è il criterio ma uno dei criteri per l’assegnazione degli immobili.
Chi sono gli inquilini
Anche sull’identità degli inquilini il Trivulzio è molto opaco. Come «per ragioni di privacy» avevano chiesto di tenere l’audizione a porte chiuse, «per ragioni di privacy» non intende diffondere l’elenco degli inquilini. «Mi batterò perché gli inquilini non siano dati in pasto alla morbosità del pubblico», dice Emilio Trabucchi, presidente dell’ente. Il Comune però preme, il sindaco Moratti chiede «la massima trasparenza» e nel frattempo fornisce i dati sulle sue proprietà. La stampa continua a chiedere i dati. I sindacati degli inquilini si oppongono, «preoccupati dalla possibile gogna mediatica». Poi arriva il garante della privacy a dirimere la questione, e dice che i dati devono essere consegnati al Comune, che ne ha fatto richiesta. Inoltre non c’è alcuna norma che impedisca la pubblicazione di quegli elenchi: sono dati pubblici, non esiste nessuna privacy da tutelare. E quindi i dati vengono consegnati al Comune.
La lista
L’elenco completo degli inquilini viene reso pubblico e dopo poche ore è sui giornali, qui si può scaricare il pdf. In mezzo c’è di tutto: Daniele Cordero di Montezemolo, stilista e fratello del più celebre Luca, la giornalista di Mediaset Claudia Peroni, la presidente dell’ordine degli architetti Daniela Volpi, il politologo Giorgio Galli (910 euro al mese per 127 metri quadrati), la compagna di Aldo Brancher, il direttore generale del Milan Ariedo Braida, l’attrice Gaia Amaral, Carla Fracci. Poi molti politici del PdL o del centrodestra: il presidente del consiglio comunale di Peschiera Borromeo, consiglieri comunali di Milano, l’ex tesoriere di Forza Italia. Solo alcuni di questi pagano affitti in linea con le quote di mercato: molti pagano rette molto al di sotto.
Cinzia Sasso e Giuliano Pisapia
Il caso di cui si è parlato di più, in questi giorni, è quello che coinvolge indirettamente il candidato del centrosinistra a sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. La sua compagna, Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica, è infatti una degli inquilini delle case del Trivulzio: 118 metri quadri in corso di Porta Romana a circa 900 euro al mese, molto al di sotto dei prezzi di mercato. È stata la stessa Sasso a descrivere la sua condizione scrivendo al Corriere della Sera: «Sento il ronzio delle api attorno al miele, preferisco violare la mia privacy e raccontare i fatti miei». Sasso scrive che il primo contratto col Trivulzio risale al 1989, «quando ancora non conoscevo Giuliano», e che le spese di manutenzione e ristrutturazione sono a suo carico. Precisa che Pisapia risiede da un’altra parte, che il suo contratto è scaduto nel 2008 e che non è mai stato rinnovato. Sasso dice a Libero di non ricordare come era entrata in contatto col Trivulzio, Filippo Facci ha ricostruito la vicenda a partire dalle parole di Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano.
A che punto siamo
Negli ultimi giorni sia la procura di Milano che la Corte dei Conti hanno aperto delle inchieste per verificare la gestione del patrimonio immobiliare da parte del Pio Albergo Trivulzio. La Lega ha chiesto a Pisapia di ritirare la sua candidatura, questo ha detto di non averne alcuna intenzione. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, starebbe facendo pressioni sul presidente dell’ente assistenziale, Emilio Trabucchi, perché questo lasci l’incarico e permetta così al sindaco di nominare un commissario straordinario.
foto: Lapresse