Un altro giorno di rivolte
Gli aggiornamenti sulle manifestazioni in Bahrein, Iran, Algeria, Yemen e Libia con bilanci pesanti e timide aperture dei regimi
L’area della penisola araba, del Nordafrica e del Medio Oriente è ancora scossa da numerose rivolte, stimolate dalle manifestazioni di piazza che hanno portato alla fine dei governi autoritari in Tunisia e in Egitto nelle scorse settimane. Le notizie sono spesso frammentarie e incomplete perché alcuni dei paesi coinvolti esercitano un forte controllo sui mezzi di comunicazione, tuttavia le segnalazioni e le informazioni che arrivano consentono di farsi un’idea di quanto stia accadendo nelle manifestazioni di oggi tra dure repressioni, piccole aperture dei regimi e purtroppo il numero crescente di vittime nei cortei.
Bahrein
Dopo giorni di scontri anche violenti tra manifestanti e forze dell’ordine, oggi le autorità del Bahrein hanno deciso di rimuovere buona parte delle truppe che presidiavano le aree dove si erano verificate le proteste, specialmente nella capitale Manama. Diverse migliaia di manifestanti si sono ritrovate così nuovamente in piazza della Perla, l’epicentro della protesta, per chiedere maggiori aperture democratiche al governo. In piazza si sono presentati con cartelli e fiori rivendicando la natura pacifica della protesta e scandendo la parola “Vittoria”. Salman bin Hamad al-Khalifa, l’erede al trono del Bahrein, ha diffuso un comunicato invitando la popolazione alla calma e a cooperare per riportare la pace nel paese. Il principe ha chiesto un giorno di lutto nazionale per «i fratelli che abbiamo perso» nei violenti scontri di piazza. La scelta di rimuovere le truppe dalle strade sarebbe quindi stata assunta per calmare gli animi, evitare altri morti e trovare una soluzione pacifica con i manifestanti.
Iran
Dal paese arrivano notizie frammentarie a causa dello stretto controllo delle autorità iraniane sui mezzi di comunicazione del paese. I movimenti di opposizione al governo avrebbero indetto nuove proteste di piazza per chiedere più diritti e ricordare i due morti durante gli scontri della scorsa settimana. Erano due ragazzi di 26 e 22 anni che stavano partecipando alle manifestazioni di Tehran. Per disperdere la folla la polizia utilizzò gas lacrimogeni e in un secondo momento decise di sparare diversi colpi, anche indirizzati verso i manifestanti. Oltre alle due vittime ci furono decine di feriti e almeno 250 persone arrestate, ma secondo le organizzazioni per i diritti umani gli arrestati sarebbero diverse migliaia.
Algeria
Oggi ad Algeri un nuovo corteo ha sfilato per le strade della città per protestare contro il governo autoritario del paese. La manifestazione, cui hanno partecipato diverse migliaia di persone, è stata però ostacolata dalle forze dell’ordine. Stando a quanto riferisce Associated Press, la polizia avrebbe impedito ai manifestanti di unirsi in un unico grande corteo, portando così alla formazione di piccoli gruppi più facili da controllare. Chi protesta chiede le dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika e un sistema politico e istituzionale maggiormente democratico.
Yemen
Nella capitale San’a anche oggi diverse migliaia di manifestanti hanno protestato contro il governo. Per disperdere la folla, le forze di polizia in tenuta antisommossa hanno anche sparato alcuni colpi verso i manifestanti. Le agenzie di stampa parlano di almeno un morto e di cinque feriti. Ci sono stati scontri molto violenti con il lancio di pietre e altri oggetti verso la polizia, che ha poi cercato di spezzare il corteo. Ad Aden, invece, le forze dell’ordine sono praticamente scomparse dalle vie della città, dove nei giorni scorsi la dura repressione aveva portato alla morte di almeno quattro persone. La città, dicono alcuni testimoni, è in mano ai vandali che distruggono edifici pubblici e compiono razzie.
Libia
Le proteste si sono fatte più intense negli ultimi tre giorni, specialmente a Bengasi, città tradizionalmente meno legata al regime di Muammar Gheddafi. Secondo le organizzazioni umanitarie, la dura repressione voluta dal leader libico delle manifestazioni avrebbe causato la morte di almeno 84 persone. La situazione rimane particolarmente tesa nelle città di Bengasi e Al Bayda. Ci sono notizie di stazioni di polizia date alle fiamme e di altri scontri molto violenti, che fanno temere un aumento del bilancio delle vittime.
Egitto
Ieri i manifestanti sono tornati in piazza Tahrir per festeggiare la caduta del regime di Hosni Mubarak avvenuta il venerdì precedente. La manifestazione è stata festosa, ma si sono anche ricordate le centinaia di persone morte durante gli scontri con le forze dell’ordine e con i sostenitori dell’ex presidente. Oggi gli industriali egiziani hanno accolto con favore un ordine dei vertici militari, che hanno chiesto ai lavoratori di interrompere il loro sciopero a oltranza in attesa delle riforme promesse dopo la caduta di Mubarak.