Il letargo dell’orso nero
Il lungo sonno stagionale degli orsi neri americani in un video, russano anche
Per la prima volta, un gruppo di ricercatori ha filmato l’intero periodo del letargo di cinque orsi neri americani in Alaska. Utilizzando alcune telecamere a infrarossi, Oivind Toien e i suoi collaboratori dell’Institute of Arctic Biology dell’Università dell’Alaska hanno analizzato il lungo risposo di questi animali, tracciandone anche il metabolismo attraverso alcuni sistemi per la rilevazione delle quantità di ossigeno e di anidride carbonica nella loro tana. Altri sensori collocati direttamente sugli orsi hanno anche permesso di registrare il loro battito cardiaco e il loro respiro.
La ricerca ha consentito di scoprire che gli orsi neri americani (Ursus americanus) vanno in letargo in modo diverso rispetto agli altri mammiferi che adottano questa pratica per passare la stagione fredda. Fino a ora i biologi sapevano che il letargo porta a una calo considerevole del battito cardiaco e della frequenza dei respiri, un paio al minuto, ma non immaginavano che a differenza degli altri mammiferi, gli orsi mantenessero una più alta temperatura corporea anche nei loro cinque mesi di inattività.
I ricercatori hanno anche scoperto che una volta terminato il letargo, verso metà aprile, gli orsi neri americani impiegano almeno tre settimane per riprendersi completamente. Il loro metabolismo rimane rallentato e funziona alla metà della velocità rispetto al periodo estivo.
Nonostante l’inattività, questi animali conservano un buon tono muscolare e delle ossa. Non si sa ancora di preciso come questo sia possibile e da anni i ricercatori cercano di capirne di più, nella speranza di trovare nuove soluzioni anche per gli esseri umani che in pochi mesi di inattività – magari perché costretti a letto – perdono il tono muscolare e si ritrovano con le ossa più fragili.
Gli orsi utilizzati nell’esperimento erano troppo pericolosi per essere rilasciati in natura, così sono stati uccisi alla fine delle osservazioni sul loro letargo. Questo ha consentito al team di ricerca di raccogliere campioni dei tessuti degli animali per studiarne le proprietà. «In qualche modo, gli orsi ingannano i loro tessuti, muscoli e ossa, facendogli credere che si stiano ancora muovendo. Siamo molto interessati a questo aspetto» spiega Brian Barnes, responsabile dell’Institute of Arctitc Biology, dove ora approfondiranno le ricerche alla ricerca di nuovi indizi sul lungo sonno stagionale degli orsi.