L’Economist appoggia Mario Draghi alla Banca Centrale Europea
L'Economist scrive che nessuno è più qualificato di Draghi per il ruolo di presidente della BCE
L’Economist di questa settimana fa l’endorsement ufficiale di Mario Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea. Il prossimo ottobre scade il mandato dell’attuale presidente Jean-Claude Trichet e secondo la rivista britannica l’Unione Europea dovrebbe subito puntare su una candidatura forte come quella di Draghi per rilanciare la politica economica.
L’euro zona sta attraversando il suo momento più difficile dall’introduzione della moneta unica e non può permettersi mesi di incertezza su chi guiderà la BCE, tanto meno può permettersi una seconda scelta. I rappresentanti dell’Unione Europea devono mettere da parte le loro divisioni e semplicemente assegnare l’incarico al candidato più adatto. Il che non dovrebbe essere difficile. Dal momento che oggettivamente la persona più adatta per esperienza e temperamento a diventare presidente della banca europea più importante è Mario Draghi.
L’Economist passa quindi a fare l’elenco di quello di cui c’è bisogno per essere un presidente efficace della BCE. Innanzittutto, scrive, un buon presidente deve avere la competenza tecnica e la credibilità necessaria per essere riconosciuto come un guardiano affidabile contro l’inflazione. Deve essere in grado di supervisionare la complessità dei mercati finanziari e deve disporre di grandi abilità diplomatiche. Sommate insieme tutte queste caratteristiche, continua, il curriculum di Mario Draghi si staglierà come l’unico possibile.
È un economista con grande esperienza nel settore delle banche centrali, ma ha anche quattro anni di esperienza nel settore privato. Oltre ad avere guidato la Banca d’Italia, è capo della Financial Stability Board. Nessun altro candidato può vantare credenziali come queste. Klaus Regling, il capo della Euroean Financial Facility tedesca, non è mai stato a capo di una banca centrale. Erkki Liikanen, capo della banca centrale finlandese, non ha la stessa esperienza.
E allora perché la scelta di Draghi non appare così scontata? si domanda l’Economist. A quanto pare i motivi principali sono due. La sua esperienza nel settore privato è stata nella Goldman Sachs, che non gode di molta stima dopo i recenti scadali. E poi, è italiano. E la cosa pare spaventare molto gli altri rappresentanti europei.
Secondo alcuni una presidenza di Draghi, associata a una vicepresidenza già tendente a sud come quella del portoghese Vitor Constancio, potrebbe adottare una politica troppo morbida nei confronti dei paesi in crisi. «Mamma mia!» ha titolato il tabloid tedesco Bild di fronte a questa eventualità: «Per gli italiani l’inflazione è uno stile di vita, come la pasta al pomodoro». E poi ci sono gli scandali del primo ministro Silvio Berlusconi, che non aiutano a pensare che un candidato italiano possa essere il migliore.
Per togliere dal campo tutti questi dubbi, continua, servirebbe l’intervento deciso di un politico che goda di stima trasversale nell’Unione Europea. Un ruolo che secondo l’Economist potrebbe essere svolto soltanto da Angela Merkel, che dovrebbe mettere a tacere questi pregiudizi, supportare Draghi e spiegare che è l’unico candidato possibile per la presidenza della BCE.