Le elezioni in Uganda
Il presidente uscente Museveni, al potere da 25 anni, vuole essere rieletto ancora
Venerdì 18 febbraio in Uganda si terranno le elezioni parlamentari e presidenziali. L’attuale presidente Yoweri Museveni, al potere da 25 anni, avrà come principale sfidante Kizza Besigye, ex colonnello dell’esercito ugandese e presidente del Partito per il Cambiamento Democratico. Secondo molti analisti Museveni verrà rieletto, nonostante la progressiva perdita di voti registrata nelle ultime tornate elettorali.
Il suo sfidante, Besagye, si era candidato per la presidenza anche nel 2001 e nel 2006. Entrambe le elezioni sono state vinte da Museveni ed entrambe le volte Besigye ha fatto ricorso alla Corte Suprema dell’Uganda chiedendo che le consultazioni venissero annullate per brogli elettorali e per il clima intimidatorio in cui le persone andavano al voto. La Corte Suprema, pur ritenendo fondate le accuse avanzate da Besigye, non le ritenne sufficienti per annullare il voto.
Besigye ha annunciato che fornirà una sua stima riguardo il conteggio dei suoi voti, e che se questa non coinciderà con le cifre del governo scatenerà una rivolta nel paese, fino a trascinarlo nel “caos”. Un mese fa, in un’intervista alla Reuters, aveva dichiarato che una sollevazione popolare in Uganda è “persino più probabile” che in Egitto e in Tunisia a causa della corruzione che dilaga nel paese. Il presidente Museveni invece ha escluso la possibilità che si possano verificare delle rivolte e che in Uganda qualcuno possa andare al potere usando la forza. Ha minacciato di arrestare Besigye e ha assicurato che le forze di sicurezza sono pronte ad affrontare eventuali violenze. Quando i giornalisti gli hanno domandato in che modo, Museveni ha risposto: “Beh, è molto semplice: li chiuderò in carcere”.
I due candidati hanno combattuto entrambi nell’Esercito di liberazione nazionale e al termine di una guerriglia di cinque anni hanno deposto il precedente dittatore, Tito Okello. Museveni ha dichiarato di non avere nessuna preoccupazione, descrivendosi come un “cacciatore di dittatori”. Durante il suo primo mandato, dal 1996 al 2001, si è guadagnato rispetto nazionale e internazionale per aver migliorato le condizioni economiche dell’Uganda e per aver stabilizzato un paese in preda al caos. Ha inoltre realizzato un’efficace campagna di lotta all’AIDS e si è impegnato per migliorare la condizione delle donne, nominando proprio una donna come sua vicepresidente. A partire dal secondo mandato, però, la sua presidenza ha avuto una svolta autoritaria. Museveni ha cercato di reprimere l’opposizione e ha eliminato il limite di mandati: molti suoi detrattori lo hanno accusato di voler restare al potere fino alla morte.
Museveni ha risposto dicendo che sarà il suo partito a decidere se potrà ricandidarsi nel 2016. Ha detto che una transizione di potere sarà necessaria, ma non prima di aver terminato il suo compito: sviluppare il paese e garantire ulteriore stabilità. Ha promesso che se sarà nuovamente presidente “nei prossimi cinque anni l’Uganda diventerà un paese mediamente ricco” e ha detto che non permetterà “a Besygie e ai suoi di rovinare i miei piani”. L’Uganda ha ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1962: da quel momento è stata scossa dalla guerra civile e governata di volta in volta da crudeli despoti, prima che Museveni prendesse il potere dopo cinque anni di guerriglia.
foto: MARC HOFER/AFP/Getty Images