Il disco per cui PJ Harvey ha vinto il Mercury Prize
L'intervista di Newsweek all'autore delle clip delle canzoni
È uscito l’altroieri il nuovo disco di PJ Harvey, cantautrice e rocker inglese di grande culto: il video del primo singolo – che dà il nome al disco, “Let England Shake” – è una serie di fotografie che si muovono, introdotte da un vecchio signore che ci racconta il testo. Il movimento è quel qualcosa in più che si aggiunge a inquadrature estremamente ferme, in cui la storia raccontata è il passaggio da fermo a mobile, ma senza esagerare. Non a caso è stato girato da un fotografo: sembra di poterci leggere dentro la scoperta del movimento.
Polly ha fatto un lavoro di ricerca molto approfondito, per questo album, scavando tra libri, archivi, leggendo lettere, molte scritte da giovani soldati che si esprimono e si espongono in modi molto personali. È riuscita a catturare tutto questo nelle canzoni e spero che i testi letti da un non-attore avrebbero rinforzato questo senso di intimità.
Seamus Murphy, autore del video, racconta su Newsweek come ha girato il video, cosa lo ha ispirato e cosa vuole trasmettere.
Il cupo, vagamente isterico ritmo della melodia mi ha fatto pensare ad un luna park gestito da Alfred Hitchcock dopo una sbronza. Ho pensato che una giostra vuota, senza cavalieri sui cavallini di resina, poteva funzionare [per ricreare la sensazione che desideravo].
Il luna park che si vede nel video si trova a Canvey Island, nell’Essex, e ho girato la scena in una gelida, tersa giornata di dicembre. Poco prima avevo filmato un incidente tra due petroliere nel Southend: una catastrofe che non è riuscita ad arrivare sulle prime pagine dei giornali, a contrario del disastro del Golfo del Messico.
Murphy ha girato dodici video per accompagnare le dodici canzoni dell’album:
Il video che si apre con il fattore John Diment, del Dorset, è uno dei sette con qualcuno che recita i primi versi della canzone che segue. Volevo che ritraessero i personaggi che uno può incontrare attraversando l’Inghilterra. E volevo anche portare l’attenzione sulle parole stesse, che trovo suonino strane ma poetiche e belle senza la musica.