Cos’è l’azionismo
Giovanni De Luna spiega su Repubblica la storia del partito e della cultura su cui si è tornati a discutere
A partire dalle accuse mosse da Giuliano Ferrara contro alcune fazioni antiberlusconiane legate a Repubblica e all’associazione Libertà e Giustizia, soprattutto sulla stessa Repubblica si è tornati a citare “l’azionismo”, pensiero nato dalla storia di un effimero partito italiano più di sessant’anni fa. Lo storico Giovanni De Luna ne racconta la storia oggi.
Le polemiche sull´azionismo si riaccendono a intermittenza e in questo senso costituiscono una sorta di sismografo pronto a registrare le fibrillazioni del nostro sistema politico, come dimostra il dibattito che ha fatto seguito alla manifestazione del Palasharp. Non a caso gli attacchi più virulenti contro Bobbio e i suoi amici si registrarono negli anni ’90 nel passaggio alla Seconda repubblica. Più passa il tempo, però, e più labili si fanno i riferimenti alla concretezza storica dell´esperienza del Partito d’Azione, la cui vicenda – è il caso di ricordarlo – fu brevissima e si consumò in soli cinque anni, dal maggio-giugno del 1942 all´ottobre del 1947.
I “sette punti” in cui era articolato il suo programma di fondazione prevedevano obbiettivi istituzionali (repubblica, decentramento amministrativo, autonomie locali, autorità e stabilità del potere esecutivo), economici (nazionalizzazione dei monopoli e dei grandi complessi industriali, finanziari, assicurativi; libertà «di iniziativa economica per le imprese minori individuali ed associative»; un´economia a due settori, uno pubblico l’altro privato, anche per l´agricoltura), sindacali, rivendicando anche una più accentuata separazione tra Stato e Chiesa e, in politica internazionale, una federazione europea «comunità giuridica tra stati». Nel nuovo partito confluirono almeno tre significativi filoni politico-culturali, liberalsocialista (Capitini-Calogero), liberaldemocratico (Parri-La Malfa) e gobettiano-giellista (Ginzburg, Garosci, Lussu) che trovarono una loro sintesi unitaria nella scelta di un ruolo di opposizione frontale al governo Badoglio dei “45 giorni”, seguiti al colpo di stato del 25 luglio 1943. Dopo l´8 settembre, soprattutto nel Regno del Sud, la linea politica dell´intransigenza si rivelò inizialmente vincente.
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