Perché lo hashtag della rivolta in Iran è #25bahman
La parola chiave per seguire su Twitter gli aggiornamenti sulle proteste
La rivolta in Egitto, che ha portato alle dimissioni di Hosni Mubarak dopo 18 giorni di manifestazioni, è stata seguita online da decine di milioni di persone ed è stata raccontata sui social network da molti utenti, che hanno scelto di usare lo hashtag #25jan per rendere rintracciabili i loro messaggi sulle proteste. Lo hashtag era riferito al 25 gennaio (25 january), la data di inizio delle manifestazioni al Cairo contro il governo. Ora che le prime proteste iniziano a verificarsi anche in Iran, è iniziata a circolare sui social network la nuova etichetta #25bahman.
Prima di arrivare al perché della scelta di quel termine, occorre fare un passo indietro per chi è meno esperto dei social network come Twitter e non ha idea di che cosa sia uno hashtag. Semplificando un poco, quando sui social network un particolare argomento diviene molto dibattuto, gli utenti cercano di attribuirgli una etichetta che renda facilmente rintracciabili le discussioni che si occupano di quel tema. Questa etichetta si chiama hashtag ed è composto da un cancelletto che precede una parola chiave. Il cancelletto rende la parola un link e basta cliccarci sopra per far comparire le ultime discussioni nelle quali è stato inserito quel termine. Twitter, per esempio, tiene molto in considerazione gli hashgtag e periodicamente offre agli utenti un elenco delle etichette più utilizzate, così da rendere rintracciabili i temi più dibattuti sul social network.
Per le manifestazioni in Iran la scelta più utilizzata dagli utenti è stata quella sulla falsa riga di #25jan. Lo hashtag #25bahman è infatti una semplice notazione temporale e indica l’undicesimo mese del calendario persiano, il mese Bahman che dura 30 giorni e che nel nostro calendario va dal 21 gennaio al 19 febbraio. Il 25 di Bahman corrisponde quindi al 14 febbraio, giorno in cui sono iniziate le proteste a Teheran.
A differenza del nostro calendario, quello persiano stabilisce gli anni bisestili non basandosi su regole numeriche, ma sull’osservazione dell’equinozio di primavera. Il calendario persiano è quindi più accurato del nostro e fissa anche l’inizio dell’anno sulla base delle osservazioni astronomiche e dell’equinozio di primavera. Per questo motivo i dodici mesi persiani sono sfalsati rispetto ai nostri. Il calendario persiano è inoltre indietro rispetto al nostro: in Iran siamo nel 1389.