L’arte, i vandali e noi
Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo raccontano lo scempio che l'Italia sta facendo del proprio patrimonio storico-artistico
Buona parte del patrimonio storico-artistico dell’intera umanità si trova in Italia, eppure il nostro paese non riesce a valorizzare e proteggere la propria ricchezza più importante. Partendo da questo presupposto, che a volte si trasforma in luogo comune, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella hanno scritto “Vandali“, un nuovo libro edito da Rizzoli e da qualche giorno in libreria. Il Corriere della Sera di oggi propone alcuni passaggi interessanti del libro.
Ma ce la meritiamo, la Venere di Morgantina? Ti torce le budella questo dubbio, leggendo ciò che diceva a metà novembre del 2010 l’assessore siciliano ai Beni culturali, Sebastiano Missineo, entusiasta per il ritorno dalla California della preziosissima statua: «Stiamo valutando se allestire una sala provvisoria…».
Che storia è questa? Quattro anni dopo l’annuncio che sarebbe tornata? Cinque dopo le manifestazioni di piazza per accelerare il rientro? Dieci dopo l’avvio ufficiale da parte del governo della procedura di restituzione? Dodici dopo l’indagine giudiziaria su una guerra mafiosa intorno al traffico dei reperti antichi che aveva visto anche l’assassinio di qualche «archeologo» clandestino? Ventidue dopo l’apertura di un’inchiesta sull’itinerario seguito dal capolavoro, trovato dai tombaroli nel 1977 in contrada San Francesco e finito al J. Paul Getty Museum di Malibu, e le prime richieste di riconsegna?
Eppure è così. C’è da vergognarsi a dirlo, ma è così. Un mese prima che la grande galleria d’arte californiana, sconfitta in tribunale e nella trattativa diplomatica, esponesse per l’ultima volta quella meravigliosa scultura comperata a un’asta nel 1988 per 18 milioni di dollari e da allora cuore ammiratissimo del museo visitato ogni anno da un milione e mezzo di persone, il Comune di Aidone nel cui territorio sono i ruderi di Morgantina, la Provincia di Enna e la Regione Sicilia non avevano ancora deciso dove mettere quel tesoro in arrivo dall’America.