In fondo al Mar cinese meridionale

La Cina cerca il petrolio e il gas naturale sui fondali dell'oceano, ma assicura di farlo solo in nome della scienza

Il 26 e 27 gennaio scorsi, a Shanghai si sono riuniti i principali oceanografi della Cina per discutere e mettere a punto il South China Sea-Deep, un progetto molto ambizioso per esplorare i fondali del Mar cinese meridionale, la porzione dell’oceano Pacifico che copre una superficie di 3,5 milioni di chilometri quadrati e che si ritiene sia ricca di giacimenti petroliferi e di gas naturale. Lo scopo ufficiale, dicono gli organizzatori dell’iniziativa, è del tutto scientifico e teso ad ampliare le conoscenze su una porzione di mare fino a ora poco esplorata, ma come ricorda l’Economist il piano potrebbe costituire un’ottima occasione per dare nuove informazioni alle imprese cinesi, alla ricerca di nuove risorse per le loro attività, cosa che preoccupa gli altri paesi che si affacciano sul Mar cinese.

Il progetto è in parte ispirato a uno studio avviato a bordo della nave Dayang Yihao nel 2007 per analizzare la dorsale sud-occidentale indiana. Questa fa parte del sistema di dorsali che si formano quando le placche che costituiscono la crosta terrestre si muovono allontanandosi tra loro. Tra le altre cose, i ricercatori a bordo della Dayang Yihao hanno trovato depositi molto ricchi di rame, piombo e zinco, oltre alle sorgenti idrotermiche, che si trovano spesso lungo le dorsali oceaniche. E quando l’International Seabed Authority, l’organizzazione che si occupa di queste faccende, ha diffuso un nuovo regolamento lo scorso maggio per l’esplorazione di questi particolari depositi, la Cina ha rapidamente inoltrato una richiesta per poter operare lungo la dorsale sud-occidentale indiana.

Secondo gli esperti, il Mar cinese meridionale si formò tra i 32 e i 16 milioni di anni fa nel corso del processo di allentamento delle placche della costa terrestre. Le ricerche che saranno condotte attraverso il South China Sea-Deep serviranno anche a confermare queste teorie e a capire qualcosa di più su come funzionano la crosta terrestre e i meccanismi che regolano la formazione dei fondali e delle dorsali.

La seconda parte delle ricerche sarà dedicata alla ricerca di possibili giacimenti e, non a caso, è la fase cui guardano con maggiore interesse aziende e affaristi cinesi, nonostante gli scopi dell’indagine siano a questo stadio prettamente scientifici, dicono i responsabili. Nel corso degli ultimi 30 milioni di anni, il fiume Mekong, il Fiume Rosso e il fiume delle Perle con il suo intrico di affluenti hanno portato migliaia di miliardi di tonnellate di sedimenti nel Mar cinese meridionale. La loro stratificazione ha quindi portato probabilmente alla creazione di numerosi giacimenti di gas e di petrolio.

Studiando le stratificazioni dei detriti, i ricercatori potranno anche ricostruire l’andamento del clima e dei livelli del mare nel corso dei secoli in un’area molto importante per comprendere meglio gli attuali andamenti climatici. L’obiettivo è quello di scoprire qualcosa in più sul monsone asiatico che porta piogge fondamentali per l’agricoltura e la sopravvivenza di centinaia di milioni di persone.

Si occuperanno anche direttamente del clima dei giorni nostri, considerato che la zona orientale del Mar cinese meridionale fa parte di una porzione di mare con una temperatura media intorno ai 29 °C, la massa d’acqua più calda in un oceano finora conosciuta. Questa zona ha un ruolo molto importante per il controllo del clima e dell’umidità e regola sia i monsoni che El Niño, il fenomeno climatico che si ripete ciclicamente circa ogni cinque anni e che modifica temporaneamente il clima su scala globale.

Infine, una terza parte del progetto si occuperà degli organismi viventi che popolano in profondità il fondale del Mar cinese meridionale. I ricercatori studieranno le forme di vita intorno alle sorgenti di calore e analizzeranno il loro influsso nella produzione del plancton, il grande insieme di microorganismi trasportati dalle correnti oceaniche e dal moto ondoso alla base dell’alimentazione delle specie viventi marine più evolute.

Il South China Sea-Deep costerà almeno 22 milioni di dollari e sarà finanziato dalla Fondazione nazionale di scienze naturali, una organizzazione governativa cinese che ha sede a Pechino. I responsabili dell’iniziativa ripetono e confermano che l’intero progetto ha puramente scopi scientifici, ma là sotto si stima ci siano diversi miliardi di metri cubi di gas naturale e di petrolio che potrebbero rivelarsi una risorsa importante per le politiche energetiche e lo sviluppo della Cina.

foto di das farbamt