L’appartamento egiziano
Un video del New York Times racconta la vita di alcuni ragazzi del Cairo tra le rivolte e i social network
“Cairo’s Facebook Flat” – l’appartamento Facebook al Cairo – è il titolo di un bel video pubblicato ieri sul sito del New York Times. Un giornalista del quotidiano statunitense è andato al Cairo, ha parlato con alcuni ragazzi coinvolti nell’organizzazione delle rivolte di questi giorni e ha dato anche un’occhiata al posto in cui vivono: un appartamento nei pressi di piazza Tahrir che condividono in modo praticamente identico a quello che fanno milioni di studenti in moltissime altre parti del mondo. Alcuni ci abitavano da prima, altri ci sono arrivati dopo l’inizio delle proteste, spesso contro il volere dei loro genitori. Qualcuno ha in testa un cerottone, segno della lotta con le pietre di questi giorni.
Non sono contenti di come vanno le cose in Egitto. Da settimane, le loro giornate sono scandite dalle proteste. Vanno in piazza Tahrir, manifestano, scattano fotografie e girano video, poi tornano a casa e mettono tutto online. Si rendono conto di quello che stanno facendo, insieme a un sacco di altra gente, e pensano a quando lo racconteranno, un giorno. Dicono che Facebook e Twitter per loro sono fondamentali, perché hanno “dato inizio” a tutto quanto e perché permettono alle persone di trovarsi, di “conoscere e prendere coscienza di quello che sta succedendo, anche politicamente”. Sanno che rischiano grosso ma dicono che si sono abituati a ragione “collettivamente e non individualmente”. Pensano che la tv di stato stia tentando di fare “il lavaggio del cervello” ai cittadini ma che queste tattiche non funzionino più, perché il regime è “ogni giorno più debole”.